1936
Nell'ottobre 1934 a Saragozza e nei villaggi del nord la CNT proclama il comunismo libertario. Dopo alcune settimane la rivolta è spenta e Durruti viene arrestato con altri e condannato a morte per alto tradimento. Nel '36 la maggioranza è alle sinistre, grazie alla parola d'ordine della CNT: ognuno voti, o non voti, secondo la sua volontà. Quasi nessuno boicotta le elezioni: anche Durruti (che nelle elezioni del novembre '33 era come tutti gli anarchici decisamente astensionista) stavolta è d'accordo con la CNT. Nel '33 aveva vinto Gil Robles, un reazionario poco meno che fascista; nel '36 la vittoria delle sinistre significa anche la liberazione di 30 000 detenuti politici, in maggioranza anarchici, che sarebbero stati massacrati in caso di vittoria della destra. Durruti vive la vittoria elettorale del fronte popolare nella prigione di Puerto de Santa Maria; amnistiato, denuncia alle masse che nuovi padroni sono giunti al potere, le ibridi componenti del fronte popolare, mentre il fascismo si prepara all'insurrezione. Si batte quindi per la costituzione di gruppi armati da opporre alla cospirazione fascista e allo statalismo socialdemocratico-stalinista. Ancor prima di luglio comincia l'istruzione alle armi, prevedendo con esattezza l'insurrezione di Franco. Intanto ha subito un'operazione d'ernia, è convalescente. Nel 1931 ha avuto una figlia, Colette. Durruti non trova lavoro ed Emilienne si arrangia come donna delle pulizie, poi trova un posto come mascherina in un cinema. Quando la moglie va a lavorare, Durruti si mette un grembiule, lava i piatti e prepara la cena per Colette ed Emilienne. Ripulisce la casa, fa i letti, fa il bagno alla piccola e la veste. Rimbecca un compagno: «Se credi che un vero anarchico deve starsene all'osteria mentre sua moglie lavora, vuol dire che ancora non hai capito niente». Il 4 marzo 1936 Durruti aveva detto in un comizio al teatro Grande di Barcellona: «Gli anarchici hanno fatto vincere le sinistre per impedire un colpo di stato di destra. Il popolo non ha votato per i politici, ma per liberare i prigionieri. Ora, sulla questione degli scioperi diciamo alle autorità di Madrid e di Barcellona: lasciateci stare: comporremo noi stessi i conflitti con le fabbriche tessili e con la società tranviaria. Il governo non se ne immischi! Anzi, di fronte alle serrate, alla fuga dei capitali all'estero, avvertiamo il governo di non ostacolarci nella lotta contro l'offensiva dei capitalisti. Alla borghesia
diciamo: chiudete pure tutte le fabbriche: le occuperemo, le conquisteremo, perché è a noi che le fabbriche appartengono». Nello stesso comizio Francisco Ascaso ribadisce il concetto che anche con la vittoria elettorale delle sinistre il potere è rimasto nelle mani della borghesia: se la si lascia fare, anche i partiti di sinistra dovranno svolgere una politica di destra: «Cosa farà il governo? Cercherà di far pagare il conto ai lavoratori. Il capitale fugge all'estero, le fabbriche chiudono. Ma il governo non espropria gli industriali. Noi allora elegge-remo, con tutti coloro che lavorano nelle fabbriche, comitati di produzione, esproprieremo le fabbriche che gli industriali chiudono e le manderemo avanti». La vittoria politica i inganno e illusione, se non è seguita dalla vittoria economica, dalla vittoria nelle fabbriche. Come risposta all'insurrezione fascista, gli anarchici, armi alla mano, realizzano questo programma. La CNT fa circondare le caserme passate a Franco e si accorda con l'aviazione rimasta fedele alla repubblica: al primo cenno d'insurrezione fascista gli aerei le bombarderanno; i comitati di difesa e di quartiere subito dopo occuperanno le caserme. Il 19 luglio, all'alba, scatta il piano della congiura franchista: le truppe occupano i punti strategici della città al comando del generale Goded. Scoppia anche lo sciopero generale proclamato a Madrid dalla CNT. Il capo della polizia minaccia di far sparare sui lavoratori, che si sono riversati in armi nelle strade spezzando il piano fascista. Interviene Durruti e i poliziotti fraternizzano con gli operai. Sulle barricate erette in pieno Paralelo, al centro come alla periferia, ci sono non soltanto anarchici, ma socialisti, comunisti del POUM e perfino del partito controllato da Magra catalanisti; assieme alle forze di pubblica sicurezza e ai militari rimasti fedeli alla repubblica ma che accettano ora la guida popolare, si sorvegliano le vie di comunicazione. Disoccupati, sottoproletari, manovali si uniscono agli operai più evoluti, ai metallurgici, ai portuali, ai ferrovieri. Invano i franchisti cercano di aprirsi la strada facendosi scudo di donne e bambini. Spaventati, anche i borghesi gridano al passaggio degli anarchici: “e Viva la CNT! Morte al fascismo! Abbasso la Chiesa!”
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