L'obiettivo degli zapatisti è quello di costruire uno spazio di incontro. Non si tratta di creare una struttura, un apparato, ma uno spazio orizzontale e ugualitario, una sorta di pubblica piazza (l'agora dei greci), dove scorra la parola e la comunicazione tra soggetti uguali. Dove è fondamentale non imporre l'idea, ma unire pensieri e lotte, che si pensino con cuore e testa, quindi:"Non vincere il fratello approfittando della sua debolezza o della sua ignoranza. Non fare con i nostri fratelli ciò che il potere fa con noi".
Sono un'assemblea quando sono assieme e una rete quando sono separati, rifiutano le organizzazioni nelle quali prevale l'accumulazione di potere, il verticalismo con dirigenti stabili e permanenti, che invece di puntare sulla visibilità, fanno tutto il contrario. Privilegiano l'accento sui metodi partecipativi e non sul sistema di commissioni che si presta alla messa in luce personale e alla leadership individuale, non praticano il modello piramidale ma quello circolare,con una leadership collettiva. Tendono ponti e si trasformano essi stessi in ponti, così come dei vasi comunicanti in una ricerca permanente che consiste nel tessere una rete di spazi di incontro e di riflessione per la lotta.
Questo tipo di modo di fare le cose - parliamo di organizzazione, in mancanza di un altro vocabolo - pone al centro l'essere umano in qualità di soggetto e non di oggetto.
Considera che sono i mezzi a giustificare il fine, che l'ordine non si impone, ma si trova, si scopre, si tesse e che il potere è utile se il disegno è ripartito e articolato come un tessuto. Un potere sparso, condiviso e non concentrato; un tessuto auto-creativo e auto-gestito. Una proposta che può sembrare, oltretutto, caotica, disordinata, non fissa e stabile come nell'organizzazione tradizionale.
Una proposta che però non funziona al ritmo imposto dalla politica dei poteri stabiliti ma a un altro più lento, se lo si giudica attraverso i parametri del tempo/efficienza. è un tipo di cultura che incoraggia l'emancipazione.
La formulazione teorica più rifinita conosciuta in questa direzione, nella cultura occidentale, è quella realizzata da Guattari e Deleuze nel loro saggio Rizoma, nel quale gli autori difendono un tipo di organizzazione orizzontale, senza un centro, mobile, una rete di reti nella quale ogni parte abbia la sua autonomia e possa interconnettersi direttamente con le altre senza dover passare da un vertice organizzativo, anche perché tale vertice non esiste.
Mentre la sinistra classica, tanto la riformista quanto la rivoluzionaria, riproduce al suo interno le strutture di dominio del sistema, gli zapatisti non puntano a cambiare di padrone ma ad abolire la figura del padrone. Non vogliono sostituire le attuali classi dominanti e i suoi poteri ma invece entrano in conflitto con l'idea di classe dominante. È per questo che gli zapatisti dicono di lottare non affinché le scale si scopino dall' alto verso il basso, "ma affinché non ci siano scale, non ci siano regni".
Il neozapatismo incarna il mondo nuovo non solo verso fuori ma anche, e soprattutto, verso dentro. Si tratta di un soggetto collettivo che rappresenta un nuovo rapporto sociale, democratico e non autoritario, orizzontale e non verticale, partecipativo e includente e non autoritario ed escludente.
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