Abolizione dello Stato e di ogni forma di autorità, critica al socialismo di Stato, ripensamento del processo di industrializzazione e valorizzazione delle forze sociali da sempre emarginate, liberazione dell'uomo: sono i principi del pensiero bakuniniano. La polizia, le carceri, l'esercito, la magistratura sono i nemici dell'individuo poiché è attraverso essi che la borghesia capitalista si impone sul proletariato.
Lo Stato, scrive Bakunin, è "sinonimo di costrizione, di dominazione attraverso la forza, camuffata se possibile, ma, al bisogno, brutale e nuda.
Egli critica la visione mazziniana dello Stato in quanto forma di teologia politica: il progetto rivoluzionario di Bakunin non consiste nella semplice divisione tra Stato e Chiesa, ma nel loro annullamento in quanto entità dominatrici sulle masse popolari.
Le strutture statali creano oppressione, sono contrarie alla natura dell'uomo che non può fare a meno di vivere insieme agli altri suoi simili, essendo un essere sociale. Bakunin mira alla costituzione del comune popolare, in cui ogni cittadino sia libero di esprimere se stesso e le proprie qualità, contribuendo al libero progresso della collettività.
Sono questi i principi che l'anarchico russo ha sottolineato nel 1866 a Ginevra, in occasione del Congresso Internazionale dei lavoratori: "Distruggere l'influenza di ogni dispotismo in Europa, mediante l'applicazione del diritto di ogni popolo, grande o piccolo, debole o potente, civile o non civile, di disporre di se stesso e di organizzare spontaneamente, dal basso in alto attraverso la via di una completa libertà, al di fuori d'ogni influenza e d'ogni pretesa politica o diplomatica, indipendentemente da ogni forma di stato, imposta dall'alto in basso, da un'autorità qualunque, sia collettiva, sia individuale, sia indigena, sia straniera, e non accettando per basi e per leggi che i principi della democrazia socialista, della giustizia e solidarietà internazionale".
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