Bodo’s Project è un progetto di comunicazione “altra” per la creazione e la circolazione di scritti, foto e di video geneticamente sovversivi. La critica radicale per azzerare la società della merce; la decrescita, il primitivismo, la solidarietà per contrastare ogni forma di privatizzazione iniziando dall’acqua. Il piacere e la gioia di costruire una società dove tutti siano liberi ed uguali.
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giovedì 14 marzo 2013
Un lampo bluastro attraversa la Camera dei Deputati
Il 9 dicembre 1893, a Parigi, alla Camera dei deputati, è in corso la convalida di alcuni parlamentari, il deputato della prima circoscrizione di Reims, Louis Mirman, sta difendendo la propria causa. Siccome la sua voce è debole, per poterlo sentire la maggior parte dei suoi colleghi è discesa nell’emiciclo ed il visconte di Montfort, suo avversario, si prepara all’assalto, brandendo fogli pieni di appunti.
Sono le quattro e cinque. Con un ampio gesto circolare della mano, Louis Mirman termina il proprio discorso: “Io rimarrò qualunque cosa decidiate, un avversario leale e risoluto!”
Nella tribuna chiamata petite tribune des billetes, una certa signora Laport, moglie d’un commerciante all’ingrosso di vini, vede un braccio, che passa al di sopra della sua spalla, gettare un oggetto che emette una specie di sibilo regolare. Subito un lampo azzurrognolo solca la sala all’altezza delle tribune, segue una formidabile esplosione, poi una grandine di proiettili schizza a ventaglio, abbattendosi sugli spettatori e sui parlamentari. Si levano urla di dolore e quando il fumo si dirada, molte persone sono stese a terra, mentre altre si precipitano verso l’uscita, gettando grida di dolore e di spavento.
La sala ha l’aspetto di un campo di battaglia.
Alcuni deputati si tolgono i proiettili di dosso, proiettili consistenti in chiodi di tre centimetri, che si sono conficcati nei loro corpi o sul viso; il generale Billot, membro del consiglio superiore di guerra, si rialza attonito, mentre l’abate Lemire resta disteso sanguinante. Il suo viso è coperto di rivoli di sangue, mentre dei pezzi di ferro bianco gli formano sulla fronte una specie di corona.
All’ispettore di polizia Agron, nella infermeria speciale del carcere, Vaillant dichiara: “Sono un anarchico e ce l’ho con l’organizzazione della società. Bisogna che tutto cambi, ed io ho voluto colpire al vertice, colpire il governo. Sfortunatamente, una donna m’ha intralciato mentre gettavo la bomba, sicchè la traiettoria è stata deviata ed è scoppiata in aria. Altrimenti stendevo cento deputati".
Sempre su richiesta dell’Ispettore, Vaillant scrive un biglietto per il giudice istruttore Henri-Balthazar Mayer:
“Signor giudice, per capriccio ho voluto lasciarla cercare. Suppongo però che si stiano perseguitando degli innocenti per trovare il vero colpevole. Non cerchi più, sono io. D’altronde non ho voluto uccidere (ed è per questo che nella mia bomba avevo messo dei chiodi al posto delle palle), ma solo dare un avvertimento. Preferivo ferire duecento deputati, che ucciderne uno o due”.
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