L’accumulazione della produzione e di capacità tecniche sempre superiori va ancora più in fretta che nelle previsioni del comunismo del XIX secolo.
Ma siamo rimasti allo stadio della preistoria con superequipaggiamento. Un secolo ti tentativi rivoluzionari è fallito nel senso che la vita umana non è stata razionalizzata e appassionata (il progetto di una società senza classi non è stato ancora realizzato).
Siamo entrati in un accrescimento dei mezzi materiali che non avrà fine, ma che rimane al servizio di interessi fondamentalmente statici, e perciò di valori la cui antica morte è di notorietà pubblica.
Lo spirito dei morti incombe pesantemente sulla tecnologia dei vivi. La pianificazione economica che regna ovunque è folle, non tanto per la sua scolastica ossessione dell’arricchimento organizzato dagli anni seguenti, quanto per il sangue marcio del passato che solo circola in essa e che viene continuamente risospinto in avanti, ad ogni pulsazione artificiale di questo “cuore di un mondo senza cuore”.
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