Translate

giovedì 10 aprile 2014

Dominio della natura

L’appropriazione della natura da parte degli uomini è precisamente l’avventura nella quale siamo imbarcati. Non la si può discutere; ma non si può discutere che su di essa, a partire da essa. Ciò che è sempre in questione, al centro del pensiero e dell’azione moderni, è l’impiego possibile del settore dominato dalla natura. L’ipotesi d’insieme su questo impiego comanda le scelte nelle alternative presenti in qualsiasi momento del processo; comanda anche il ritmo e la durata di un’espansione produttiva in ogni settore. L’assenza di ipotesi d’insieme, cioè di fatto il monopolio di una sola ipotesi non teorizzata, che è come il prodotto automatico della cieca crescita del potere attuale, crea quel voto che è il destino del pensiero contemporaneo da 40 anni a questa parte.
L’accumulazione della produzione e di capacità tecniche sempre superiori va ancora più in fretta che nelle previsioni del comunismo del XIX secolo. 
Ma siamo rimasti allo stadio della preistoria con superequipaggiamento. Un secolo ti tentativi rivoluzionari è fallito nel senso che la vita umana non è stata razionalizzata e appassionata (il progetto di una società senza classi non è stato ancora realizzato).
 Siamo entrati in un accrescimento dei mezzi materiali che non avrà fine, ma che rimane al servizio di interessi fondamentalmente statici, e perciò di valori la cui antica morte è di notorietà pubblica. 
Lo spirito dei morti incombe pesantemente sulla tecnologia dei vivi. La pianificazione economica che regna ovunque è folle, non tanto per la sua scolastica ossessione dell’arricchimento organizzato dagli anni seguenti, quanto per il sangue marcio del passato che solo circola in essa e che viene continuamente risospinto in avanti, ad ogni pulsazione artificiale di questo “cuore di un mondo senza cuore”.

Nessun commento:

Posta un commento