Arte e cultura ora appartenevano al popolo, musei e librerie vennero aperte a tutti; libri, manoscritti e collezioni vennero protette il più possibile. Le chiese e i conventi erano le fortezze del nemico e quindi vennero trattate come tali: ripulite e bruciate. La corrida venne abolita immediatamente (i toreri erano tutti sostenitori di Franco), tutti i tori da corrida furono uccisi e per molta gente affamata questo significava il primo pezzo di carne.
Ma la rivoluzione sviluppò anche spontaneamente una nuova ondata di arte popolare. Innanzitutto i magnifici manifesti: diretti, attraenti e facilmente comprensibili da tutti. Pittori e disegnatori si unirono ai comitati operai e così diedero origine a lavori collettivi. Vennero attacchinati sui muri manifesti con messaggi, e le carrozze ferroviarie vennero colorate con graffiti rivoluzionari inneggianti il popolo alla battaglia, alla difesa, e ad un lavoro più intenso nelle campagne.
Anche la poesia e la musica popolare rinacquero durante la rivoluzione. Poeti, musicisti e attori si unirono alla CNT in massa. Compagnie teatrali andarono per le campagne e molti contadini videro il teatro per la prima volta nella loro vita.
La lotta antifascista e antifranchista è anche una lotta per la cultura: una cultura contro l’oppressione, contro la limitazione del libero sviluppo e per la propagazione della cultura tra le privazioni, la benevolenza, la civiltà e la pietà del popolo iberico.
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