Non
esiste una definizione di cosa sia la storia - forse per il fatto che
la storia non è poi così vecchia da poterne possedere una - e bisogna
rendersi conto che le sue basi teoriche contano solo pochi secoli di
vita. Forse questi postulati - per quanto recenti - hanno smesso di
esistere, e da questo momento in poi è stato messo in atto qualcosa d'
altro, vale a dire una perdita di polarità del tempo, una forma di
accelerazione. Esistono troppi eventi, ma la storia non è definita dagli
eventi e ora, con la comunicazione e i media, l'evento stesso è
ulteriormente moltiplicato, è centrifugato e progettato in diffusione
mondiale, è ripercosso e volatilizzato immediatamente. L' evento perde
così il suo proprio senso tramite la sua stessa diffusione: è l' effetto
mediatico, questo, un effetto di scomparsa. La notizia, contrariamente a
ciò che si crede, è una sorta di buco nero, una forma di assorbimento
dell' evento, di diffusione e di trasmissione: è l' evento ad alta
diluizione che perde la sua concentrazione e dunque il suo stesso senso.
Tutti siamo infatti informati sugli eventi che accadono, tutti abbiamo
saputo e sappiamo, siamo anzi super-informati, ma in effetti non ne
abbiamo saputo né ne sappiamo oggettivamente niente, perché la vera
esperienza di un evento, o il vero senso che se ne può trarre, sfugge a
chiunque, in definitiva, perché si diluisce in una sorta di notizia
generalizzata. è una delle forme caotiche del nostro universo: c' è un
certo tipo di accelerazione e la storia muore per questa stessa
accelerazione, per la centrifugazione degli eventi. Muore anche per
rallentamento, ma in questo caso è più complicato perché in base a
quanto e a come questa notizia cade nella massa, diventa massa anch'
essa: tutti i messaggi che riceviamo fanno massa, nel senso che
diventano una sorta di scarti inerti che non arriviamo più a trattare o a
riciclare. Abbiamo cioè l' impressione che la notizia sia fluida, che
passi in rete, che circoli, perché questa è la sua definizione, ma in
realtà la notizia precipita, e là dove essa cade essa resta perché non è
più trasfigurata, metabolizzata: si parla sempre di scarti industriali o
materiali, ma c' è pure e soprattutto un enorme scarto informativo e
comunicativo che costituisce una massa inerte, una forza inerziale che
pesa sull' evento stesso. Che sia per accelerazione o per inerzia,
quindi, la storia fa molta fatica a raggiungere il senso della propria
esistenza: essa può esistere solo se ci sono al contempo un' energia e
una volontà storica, una possibilità di rappresentazione della storia,
ed è questo che ci sfugge oggi. Gli elementi che formano la storia - ivi
compreso il racconto che se ne può fare, perché non c' è storia senza
racconto, senza possibilità di narrarla - ci sfuggono perché la notizia
si impossessa troppo rapidamente di ciò che accade e passa sempre di più
per il tramite dell' immagine, nemmeno più per quello del testo o delle
memorie scritte: è troppo fugace, troppo volatile, e ciò la diluisce in
uno spazio che non è più il nostro. Ci sono sicuramente sempre più
eventi, oggi, ma non bastano gli eventi per fare la storia; c' è sempre
più violenza, ma non è più la violenza storica che analizzava Marx. E'
da qui che proviene l' impulso collettivo di volgersi all' indietro per
ritrovare il momento della storia vera e identificabile, se così posso
dire, il momento in cui c' erano dei veri eventi, in cui c'erano
rivoluzioni, contraddizioni, vale a dire delle cose -in definitiva- che
costituivano una posta in gioco reale, mentre adesso accadono tantissime
cose ma la posta in gioco è come scomparsa dall' orizzonte della
storia.
(Jean Baudrillard)
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