Imparare a vivere in una realtà non più come automi ma autonomi dall’ideologia dominante è la prima regola del gioco della cosa.
Trasformare l’aspetto più miserabile dell’esistenza e tutte le strutture di questa società in campi di battaglia sulle cui barricate si deciderà il futuro dell’umanità è il compito che il proletariato giovanile si pone in questa particolare situazione.
Riconoscere che le sorti del mondo e la possibilità di rendere all’umanità non si decide in un festival pop ma nelle fabbriche delle cose e dell’idee, non vuol dire privilegiare una categoria del proletariato più di un'altra, bensì quello di riconoscere i luoghi dove lo scontro è reale e più incisivo.
Ritrovare uno scopo e una pratica rivoluzionaria direttamente nella realtà immediata che ci circonda non è riproporre il putrefatto militantismo marx-leninista di sessantanovesca memoria, bensì quello di ritrovare la gioia pratica delle azioni che contribuiscono alla fine dello stato di cose presenti.
La domanda da porsi è questa: "Che può fare ciascun individuo per distruggere ciò che lo distrugge, moltiplicare la possibilità di vita autentica”. (Raoul Vaneigem: Terrorismo o Rivoluzione)
La risposta ci viene dalla saggezza popolare: se una cosa è troppo forte per essere vinta, l’unica possibilità di vittoria e di ritorcere la sua forza contro di essa. Questa è anche la beffa più grande che il proletariato possa fare al capitale. (…)
Porsi nella logica di lavorare alla fine del lavoro, questo è il compito attorno al quale ognuno autonomamente si dia da fare “in modo che abituato ad agire da solo nella coscienza di un progetto comune… impari a non tollerare mai che si agisca a suo nome, a non sostituirsi mai agli altri, e a scoprire nel rafforzamento della sua volontà di vivere la verità pratica dell’azione collettiva.” (Raoul Vaneigem: Terrorismo o Rivoluzione)
Questo ed altro hanno capito alcune di quelle bande di “teppisti” che nelle notti estive utilizzano la loro libertà dal lavoro (ferie e vacanze) a giocare a “fare i banditi” (come dice la stampa borghese), che del resto è l’unica possibilità di chi messo al bando dalle condizioni oggettive esistenti non può far altro che voltarsi contro il corso del mondo borghese, prendere per realtà la scintilla dei suoi desideri, impadronirsi della propria vita e … diventare bandito.
(Tratto da Robinud, giornale murale/manifesto 100x70, numero tre, Anno 1973, Sesto S.Giovanni - Milano)
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