La persecuzione e l'assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentato dalla compagnia filodrammatica dell'ospizio di Charenton sotto la guida del marchese de Sade
Nel manicomio di Charenton, alla presenza di uno scelto pubblico di invitati, il Marchese De Sade dirige i ricoverati nella rappresentazione di un dramma che rievoca l’uccisione di Marat da parte di Carlotta Corday. L’azione scenica viene spesso interrotta dagli interventi degli infermieri e delle suore, che reprimono gli eccessi dei pazzi più intemperanti, e dagli interventi censori del direttore del manicomio Coulmier, che chiede cambiamenti del testo. Alla fine, i ricoverati esplodono in una ribellione che travolge le catene della repressione fisica e ideologica.
De Sade e Marat sono figure che incarnano in modo schematico, didattico, due opposte posizioni ideologiche. Il primo è convinto che la natura sia di per sé portatrice e creatrice di negatività, e che non sia possibile cambiare la vita umana con una rivoluzione, il secondo crede nelle masse popolari, nell’azione rivoluzionaria, nell’utopia socialista. La disputa è dunque fra un’individualismo irrazionale, pessimista e disperato, e un socialismo scientifico, ottimista, coscientemente severo. Nonostante De Sade sia l’unico sano di mente fra i partecipanti alla rappresentazione, il confronto dialettico fra quelle due tesi è equilibrato, soprattutto in virtù dell’importante ruolo rivestito nella vicenda dal popolo-coro dei ricoverati.
Nella sequenza finale, la rivolta dei pazzi non è soltanto una furia devastatrice che parzialmente accontenta le istanze irrazionali e apocalittiche espresse da De Sade, ma è soprattutto cosciente ribellione contro la repressione fisica e ideologica esercitata su di loro.
Come il popolo è protagonista della storia, così i ricoverati del manicomio sono motore dell’azione e ispiratori del dibattito ideologico. La rivolta finale non rappresenta quindi l’esplosione dell’aggressività di un gruppo di pazzi eccitati dal ricordo delle vicende della Rivoluzione Francese, ma la volontà di rovesciare una condizione umana degradata. Il manicomio è un elemento del sistema repressivo costruito dalla classe che è al potere per dominare i diversi; come tale, simboleggia lo stato di oppressione in cui il popolo è costretto dal potere borghese tout court. Particolarmente efficaci sono i mezzi, finemente ironici, con cui Peter Brook individua la classe dominante dell’epoca della Restaurazione come la splendida sequenza in cui i pazzi cantano la Marsigliese e tutto il pubblico si alza in piedi.
In Marat-Sade la follia diventa metafora privilegiata e più autentica della passione o il logico approdo di qualsiasi forte emozione.
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