Translate

giovedì 1 maggio 2014

Una SCUOLA altra

“Ciò di cui vi impadronirete vi apparterrà veramente soltanto se lo renderete migliore; nel senso in cui vivere significa vivere meglio. Occupate dunque gli edifici scolastici anziché lasciarvi possedere dal loro sfacelo programmato. Abbelliteli secondo il vostro gusto, che la bellezza incita alla creazione e all’amore, mentre la bruttezza attira l’odio e l’annientamento. Trasformateli in atelier creativi, in centri d’incontro, in parchi dall’intelligenza attraente. Che le scuole siano i frutteti di un gaio sapere, come gli orti che i disoccupati e i più deboli non ancora avuto l’immaginazione di piantare nelle grandi città sfondando il bitume e il cemento.
Gli errori e i tentativi di chi intraprende di creare e di crearsi non sono niente a confronto del privilegio che conferisce una tale decisione: abolire il timore di essere se stessi che segretamente nutre e sollecita le forze della repressione.
Noi siamo nati, diceva Shakespeare, per camminare sulla testa dei re. I re e i loro eserciti di boia sono ormai polvere. Imparate a camminare soli e sfiorerete coi piedi quelli che, nel loro mondo che muore, non hanno che l’ambizione di morire con lui.
Sta alle collettività di allievi e professori il compito di strappare la scuola alla glaciazione del profitto e renderla alla semplice generosità dell’umano. Perché bisognerà presto o tardi che la qualità della vita trovi accesso alla sovranità che un’economia ridotta a vendere e a valorizzare il suo fallimento le nega.
Dal momento in cui voi formulerete il progetto di un insegnamento fondato su un patto naturale con la vita, non dovrete più mendicare il denaro di quelli che vi sfruttano e vi disprezzano approfittando di voi. Quel denaro lo esigerete perché saprete come e perché impadronirvene.
Si è al di sotto di ogni speranza di vita finché si resta al di qua delle proprie capacità”

(Tratto da Avviso agli studenti di (Raoul Vaneigem, 1995) 

Nessun commento:

Posta un commento