Translate

giovedì 8 gennaio 2015

RENZO NOVATORE

Abele Ricieri Ferrari, più noto come Renzo Novatore l’ho incontriamo già nel maggio del 1910, quando appena ventenne, fu arrestato per l’incendio della chiesa della Madonna degli Angeli a Arcola. Liberato dopo tre mesi di carcere, si affrettò a dimostrare ai compagni che quella che poteva sembrare solo una bravata di giovani teppisti di paese era in realtà l’inizio di una militanza politica che si sarebbe snodata nel decennio successivo sul filo di una coerenza rigida e intransigente. La sua scelta ideologica lo portò a definirsi subito come anarchico individualista, scaraventandolo nel clima arroventato delle polemiche tra interventisti e neutralisti, pacifisti e rivoluzionari che scompigliarono le file dell’anarchia italiana a ridosso della Prima guerra mondiale. Dichiaratosi fermamente contro la guerra, Novatore, il 31 ottobre 1918, fu condannato a morte, per diserzione, amnistiato fu restituito alla politica e alla piazza. Nel 1920 a La Spezia, nei tumulti seguiti all’occupazione delle fabbriche, guidò l’assalto a una polveriera della Regia Marina.
Dopo la sconfitta di questi ultimi sussulti rivoluzionari che segnarono l’epilogo del biennio rosso, Novatore fondò una nuova rivista, Vertice, insieme, tra gli altri, al pittore futurista Giovanni Governato.
Nell’estate del 1922 gli squadristi assalirono a mano armata la casa di Novatore, ad Arcola. L’anarchico ne uscì vivo difendendosi con le bombe a mano. Da quel momento, le alternative che gli si posero diventarono nette e inequivocabili: poteva normalizzarsi accettando, come fecero alcuni suoi compagni, di aderire al movimento di Mussolini; poteva scegliere di ritirarsi, sprofondando in un anonimato che lo ponesse al riparo da rappresaglie e vendette postume; poteva decidere di continuare la sua battaglia, combattendo il fascismo così come aveva fatto fino ad allora combattendo le altre ideologie dominanti.
Fu questa la strada che decise di percorrere, e lo fece a modo suo. Si unì a una banda di rapinatori capeggiata dall’anarchico Sante Decimo Pollastri, piemontese di Novi Ligure, più volte incarcerato e condannato per furti e rapine. Il 14 luglio 1922, la banda assalì il ragioniere Achille Casalegno, cassiere della filiale di Tortona della Banca agricola italiana; a un suo tentativo di resistenza gli spararono, uccidendolo. Il 29 novembre a Teglia, una frazione di Rivarolo ligure alle porte di Genova, sorpreso in un’osteria, l’anarchico cadde in un conflitto a fuoco con i carabinieri. Sul suo cadavere furono trovate due rivoltelle cariche e una bomba sipi, oltre a un anello con il cianuro nel castone. Sante Pollastri riuscì invece a fuggire; ma questa è un’altra storia.

Nessun commento:

Posta un commento