È una verità divenuta proverbiale, e che con ogni probabilità non cesserà mai d'essere una verità, che sullo stesso albero non ci siano mai due foglie identiche. A maggior ragione ciò sarà sempre vero riguardo agli uomini, dato che gli uomini sono esseri molto più complessi delle foglie. Ma questa diversità lungi dal rappresentare un danno è, al contrario, come ha molto bene osservato il filosofo tedesco Feuerbach, una ricchezza dell'umanità.
Grazie ad essa l'umanità diviene un tutto collettivo in cui ciascuno completa tutti e ha bisogno di tutti; di modo che questa infinita diversità degli individui umani è la causa stessa, la base principale della loro solidarietà, e un argomento onnipotente a favore dell'uguaglianza. In fondo anche nell'odierna società quando si eccettuino due categorie di uomini, gli uomini di genio e gli idioti, e quando si trascurino differenze create artificialmente dall'influenza di mille cause sociali come educazione, istruzione, posizione economica e politica che si diversificano non solo in ogni strato della società ma quasi in ogni famiglia, si dovrà riconoscere che dal punto di vista delle capacità intellettuali e dell'energia morale, l'immensa maggioranza degli uomini si rassomiglia molto o almeno che essi si equivalgono, perché la debolezza di ognuno sotto un aspetto è quasi sempre compensata da una forza equivalente sotto un altro aspetto, per cui diventa impossibile dire che un uomo tolto da questa massa sia molto superiore o inferiore all'altro.
Nella loro immensa maggioranza gli uomini non sono identici ma equivalenti e perciò uguali.
Non rimangono quindi a disposizione dell'argomentazione dei nostri avversari che gli uomini di genio e gli idioti.
Si sa che l'idiotismo è una malattia fisiologica e sociale. Non dev'essere quindi trattata nelle scuole ma negli ospedali e abbiamo il diritto di sperare che l'introduzione di un'igiene sociale più razionale e soprattutto più preoccupata della salute fisica e morale degli individui, di quella che esiste oggi, e l'organizzazione ugualitaria della nuova società perverranno a far scomparire completamente dalla faccia della terra questa maledetta malattia così umiliante per la specie umana.
In quanto agli uomini di genio si deve innanzitutto osservare che fortunatamente, o se si vuole disgraziatamente, essi non sono mai entrati nella storia se non come rarissime eccezioni a tutte le regole conosciute e non si organizzano le eccezioni.
Noi comunque speriamo che la società futura troverà nell'organizzazione realmente pratica e popolare della sua forza collettiva il mezzo per rendere meno necessari questi grandi geni, meno schiaccianti e più realmente benefici per tutti. Perché non si deve mai dimenticare la profonda sentenza di Voltaire: "C'è qualcuno che ha maggior ingegno del genio più grande, è tutta la gente".
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