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giovedì 28 maggio 2015

L’Autonomia nel movimento ‘77

L’area dell’autonomia fu il piano di consistenza in cui confluirono, si incrociarono, si aggregarono e si dis/aggregarono un gran numero di divenire singolari. 
È l’autonomia delle donne: rifiuto del lavoro domestico, rifiuto di produrre in silenzio e in soggezione la forza-lavoro maschile, autocoscienza, presa di parola, sabotaggio dei mercimoni affettivi; dunque autonomia delle donne rispetto al ruolo femminile e nei confronti della civiltà patriarcale. È l’autonomia dei giovani, dei disoccupati e degli emarginati che rifiutano il ruolo di esclusi, non vogliono più tacere, si presentano sulla scena politica esigendo un salario sociale garantito, costruiscono un rapporto di forza militare per essere pagati senza far nulla. Ma è anche l’autonomia dei militanti rispetto alla figura del militante, nei confronti dei partitini e della logica dei gruppetti, nei confronti di una concezione dell’azione che è un rinvio a più tardi dell’esistenza.
L’autonomia è movimento di diserzione interna, di brutale sottrazione, di fuga incessantemente rinnovata, questa cronica irriducibilità al mondo del dominio è tutto ciò che il potere teme.
Autonomia allora significa: diserzione, diserzione dalla famiglia, diserzione dall’ufficio, diserzione dalla scuola e da ogni tutela, diserzione dal ruolo maschile, femminile, civile, diserzione da tutti i merdosi rapporti ai quali ci crediamo obbligati, diserzione senza fine.  Salvaguardare il movimento da tutti quelli che lo spiano, lo pedinano, lo seguono da lontano, sperando in un modo o nell’altro di capitalizzare il dispendio energetico della fuga;  i gestori, i maniaci della riterritorializzazione, i fabbricanti di mode sui cadaveri delle nostre invenzioni, i capitalisti illuminati e altri simili farabutti.
L’autonomia ha creato i presupposti per il passaggio dalle lotte sui luoghi di lavoro alle lotte sul territorio, la ricomposizione di un tessuto etico, la riappropriazione dei mezzi per vivere, lottare e comunicare.
Autonomia come Separ/azione che significa: “non abbiamo niente a che vedere con questo mondo. Non abbiamo niente da dirgli, né niente da fargli capire. Le nostre azioni non hanno bisogno di essere seguite da una mirata spiegazione della Ragione umana. Non agiamo in virtù di un mondo migliore, alternativo, a venire, ma di ciò che fin d’ora sperimentiamo, della radicale inconciliabilità tra il capitalismo e questa sperimentazione”.  

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