Dovrebbe essere ormai chiaro che qualsiasi prevalere di una maggioranza andrebbe rubricato sotto il nome di democrazia, che è cosa strutturalmente diversa dall’anarchia, con buona pace di chi è ancora convinto che siano o possono essere, sinonimi.
Malatesta in pieno fascismo ribadirà le sue convinzioni scrivendo sull’organizzazione anarchica: “Certamente gli anarchici riconoscono che nella vita in comune è spesso necessario che la minoranza si conformi al parere della maggioranza. Quando c’è bisogno od utilità evidente di fare una cosa ed occorre per farla il concorso di tutti, i meno debbono sentire la necessità di adattarsi al volere dei più. Ed in generale, per vivere insieme pacificamente e in regime di eguaglianza, è necessario che tutti siano animati da uno spirito di concordia, di tolleranza, di arrendevolezza. Ma questo adattamento di una parte degli associati all’altra parte deve essere reciproco, volontario, derivante dalla coscienza della necessità e dal buon volere di ciascuno di non paralizzare con la sua ostinatezza la vita sociale; e non già essere imposto come principio e come norma statuaria.
È questo un ideale che forse nella pratica della vita sociale generale sarà difficile a raggiungere in modo assoluto, ma è certo che in ogni aggruppamento umano si è tanto più vicini all’anarchia quanto più l’accordo tra maggioranza e minoranza è libero e spontaneo, e scevro da ogni imposizione diversa da quella che deriva dalla natura delle cose”.
(Tratto da: Un progetto di organizzazione anarchica, in Risveglio, 1-15 ottobre 1927)
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