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giovedì 14 maggio 2015

Decolonizzazione dell’immaginario

Rivalutare significa riscoprire valori nuovi e nuovi atteggiamenti andando incontro, inevitabilmente, ad una diversa visione del mondo e della società. In modo affine, una riconcettualizzazione richiede di significare diversamente alcuni concetti come ricchezza e povertà, rarità e abbondanza. Cambiare i valori rende obbligatorio un conseguente adeguamento dell’ intero apparato produttivo e della gestione dei rapporti sociali, quindi una ristrutturazione completa della società. Questo richiede, necessariamente, l’uscita dal capitalismo e l’inquadratura delle istituzioni sociali in una logica differente. La ristrutturazione della società deve permettere un’adeguata ridistribuzione delle ricchezze e delle possibilità di accesso alle risorse della natura. Uno degli strumenti strategici su cui verte questa trasformazione è la rilocalizzazione delle attività produttive; questa renderà possibile una riterritorializzazione dei luoghi e un più diretto contatto con i prodotti e i mercati vicini.
Decrescita significa anche, ineluttabilmente, riduzione. La riduzione dovrà toccare diversi ambiti: energetico, tramite una riduzione dei trasporti e degli scambi commerciali assurdi; ore lavorative, così da riassorbire la disoccupazione e riscoprire un proprio tempo personale; produzione dei rifiuti, quindi anche dell’obsolescenza (programmata e psicologica) dei beni. Per quest’ultimo punto diventano allora indispensabili pratiche di riutilizzo dei beni che giungano a soppiantare definitivamente la cultura dell’ usa e getta favorendo, al contrario, il riciclo degli oggetti, quindi il recupero di componenti da ritrasformare in materie prime.
Perché tutto questo abbia luogo bisogna necessariamente passare attraverso una decolonizzazione dell’immaginario, un cambiamento di mentalità che permetta, prima di tutto, di far uscire il martello economico dalla testa per approcciarsi a nuovi valori, nuovi modi di intendere il benessere e ad un nuovo atteggiamento verso la terra e la società. 
Questa proposta non è strettamente uno studio economico quanto più un programma pratico e filosofico. Cosa sia la felicità e da quale tipo di ricchezza essa dipenda è l’interrogativo basilare a cui si vuole dare una concreta risposta. Interrogativo che si fa sempre più urgente e necessario.


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