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giovedì 14 maggio 2015

L’umorismo come arma rivoluzionaria

L’umorismo è una profanazione perpetua, una costante provocazione del profano al sacro. Laddove l’uomo/donna sa ridere, sparisce l’ombra degli dei.
Ridere del dominio non basta, ma è già l’inizio di una resistenza. Introducendo il dubbio nella sottomissione, l’ironia e il sarcasmo armano i rivoluzionari, aggrediscono il dispotismo e l’ingiustizia, indeboliscono la servitù volontaria. Le risate scavano in anticipo il fosso dove finiscono sepolti i tiranni che l’intelligenza sensibile stana e che gli uomini liberi combattono.
La laicità ideologica della borghesia rivoluzionaria ha avuto il torto di prendersi talmente sul serio dal fare della ragione una dea. 
La morte si instaura nello spirito ogni volta che l’intelligenza sensibile dimentica la sua capacità di ridere della tragedia; la quale del resto si trasforma sovente in farsa dopo che il riso degli uomini ha accolto la sua prima apparizione seria.
La farsa è una tragedia diventata ridicola. Si presenta spesso come un déjà-vu banalizzato di cui gli uomini non riescono a disfarsi. Quando il montare del totalitarismo non è neppure più accompagnato dal divieto formale di ridere del potere, gli uomini della democrazia spettacolare diventano ancora più ridicoli delle loro caricature. 
I re, i preti, i guerrieri, diventati i decisionisti, burocrati e boia nello stesso tempo, restano sempre dei ridicoli “Pères Ubu” ai quali nemmeno il sangue versato dalle loro mani restituisce il senso della vita. Si prendono molto sul serio, perché sono i guardiani dell’assenza di felicità. Sono nudi nella loro terribile armatura ed è per questo che è formalmente consigliato di non parlare troppo del loro culo.
Durante le tristi e ricorrenti epoche di uniformizzazione dello spirito, con la regressione dell’essere in avere, e poi in apparire, la resistenza volontaria della vita contro i suoi nemici si esprime già nella derisione di un mondo intollerabile.
In un contesto pesante, dove tutto diventa stupidamente tragico, banale, ineluttabile, lo spettacolo integrato è oggi una farsa totalitaria organizzata.
L’umorismo contribuisce a preservare fino all’ultimo soffio di vita la possibilità della leggerezza. Mostrare col dito, con la penna o con la matita il ridicolo del potere; ecco qualcosa che favorisce già la vita e apre un cammino al rovesciamento di prospettiva.
Il potere che si esercita sugli uomini sottomessi si indebolisce quando questi alzano la testa con un sorriso sulle labbra. La loro muscolatura si rilassa, le loro smorfie da credenti, da cantanti di inni patriottici e da seguaci di liturgie idiote si disfano. La loro umanità dimenticata ritrova i sensi perduti della felicità, sola luce che continua a guidare donne e uomini in questa effimera e meravigliosa avventura che è la vita.

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