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giovedì 26 luglio 2018

Gestione senza autorità

L’anarchia si qualifica e si distingue per il metodo d’azione autodecisionale e per il principio di gestione senza autorità costituita dall’alto che impone il proprio volere, non per il tipo di rivolta che propugna. Si è anarchici non perché si sente semplicemente il bisogno di ribellarsi, bensì perché si vuole costruire qualcosa di alternativo che abbia il sapore della maggior libertà politica, sociale ed esistenziale possibili. Le insurrezioni ed i diversi tipi di ribellione non sono in alcun modo una specificità nostra, non ci distinguono. Tutti, compresi i bolscevichi, gli islamici, perfino i fascisti se oppressi ed impediti ad esistere, tendono a ribellarsi, a liberarsi da ciò che li opprime. Ma la loro ribellione e, quando c’è, la loro insurrezione, hanno un sapore del tutto diverso dal nostro, addirittura contrario. Essi, pur con giustificazioni e motivazioni ideologiche e ideali differenti tra loro, vogliono l’instaurazione di nuovi poteri forti, assolutisti, totalitari, teocratici. Si ribellano al potere vigente perché vogliono sostituirvisi e dominare le genti al suo posto. Noi, quando riusciamo ad insorgere, al contrario, vogliamo non solo abbattere il potere vigente, ma ogni altra forma di dominio, perché vogliamo costruire società fondate sull’assenza di gerarchie e di poteri dominanti. Non proponiamoci perciò solo come ribelli ed insurrezionalisti, ma innanzitutto come amanti fanatici della libertà, tutta la libertà possibile, dell’autogoverno, della voglia di non essere governati dall’alto e di vivere e convivere con gli altri senza violenze d’imposizione, nella solidarietà, nella reciprocità scambievole e nell’accordo consensuale più completi. 
Dobbiamo creare luoghi di sperimentazione libertaria, dove si possano vivere e sperimentare forme di autogoverno e di solidarietà sociale, non all’insegna di un unico modello, ma di più modelli. Luoghi polivalenti, policentrici e acentrici, senza gerarchie e burocrazie all’interno, capaci di produrre innovazione e sovversione culturale, di essere creativi e spregiudicati, di essere esempio di un nuovo modo di fare ed essere società. Momenti di autorganizzazione collettiva, centri sociali libertari, scuole libertarie, municipi libertari di base, per chi lo desidera comuni sperimentali e quant’altro venga in mente che rappresenti e sperimenti la società altra cui aspiriamo. Una società nella società insomma, capace di sovvertire i modelli e l’immaginario collettivo vigenti. Se si affermerà diffondendosi e verrà attaccata dai poteri costituiti, allora si difenderà ed insorgerà per affermare il diritto alla libera scelta, al libero pensiero, alla libertà di sperimentazione. 

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