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giovedì 19 luglio 2018

La precarietà è il cuore nero del processo di produzione

Il futuro si trasforma in una minaccia quando l'immaginazione collettiva diviene incapace di vedere possibilità alternative alla devastazione, all'immiserimento e alla violenza. Questa è precisamente la situazione presente perché l'economia si è trasformata in un sistema di automatismi tecno-economici cui la politica non è in grado di sfuggire. L'epidemia depressiva contemporanea si colloca in un contesto di paralisi  della volontà, che è un altro modo per dire precarietà.
Nella precarietà si manifesta una impossibilità di tradurre le intenzioni in azione, in comportamento. 
Entro il regime di aleatorietà dei valori fluttuanti la precarietà diviene forma generale del rapporto sociale, e investe la composizione sociale della nuova generazione che si affaccia sul mercato del lavoro. La precarietà non è uno aspetto particolare, più o meno ampio, della relazione produttiva, ma il cuore nero del processo di produzione.
Un flusso continuo di info-lavoro frattalizzato e ricombinante circola nella rete globale come fattore di valorizzazione universale, ma questo flusso non è in grado di trasformarsi in soggetto, non riesce a consolidare comportamenti  organizzati, forme di difesa politica o sindacale, per le caratteristiche tecniche del processo  di lavoro e per la forma di esistenza del lavoratore cellularizzato. Connettività e precarietà sono le due facce della stessa medaglia. Il sistema connettivo cattura e connette frammenti cellulari di tempo de-personalizzato. Il capitale compra frattali di tempo umano, e li ricombina nella rete. 
Dal punto di vista della valorizzazione di capitale il flusso è continuo, e trova la sua unità nella rete in cui circolano i semi-lavorati, ma dal punto di vista dei lavoratori la prestazione di lavoro ha carattere frammentario: frattali di tempo, cellule di tempo, cellule pulsanti di lavoro si accendono e si spengono nel grande quadro di controllo della produzione globale.
L'erogazione di tempo-lavoro può essere scollegata dalla persona fisica e giuridica del lavoratore. L'impresa non acquista la forza lavoro di una persona, ma istanti separati della sua attività, cellule temporali che la rete si incarica continuamente di ricombinare. Il tempo di lavoro sociale diventa un oceano di cellule valorizzanti che possono essere convocate e ricombinate secondo l'esigenze del capitale. 

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