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giovedì 9 agosto 2018

Il ’68 … La società senza opposizioni (CapitoloXXXII)

Antiautoritario il movimento studentesco fu in tutti i paesi, ma là dove questa sua caratteristica fu meglio analizzata e divenne cardine politico, fu la Germania. Il quadro teorico era stato fornito dai lavori dell’Istituto di ricerca sociale di Francoforte. I titoli di questi lavori, fin dagli anni ’30 esplicitano l’intreccio dei vari campi in cui si realizzerà la  “lotta contro l’autoritarismo”: 1936: Marx Horkheimer e altri, Studi sull’autorità e la famiglia; 1950, Theodor W. Adorno e altri, La personalità autoritaria; fino al primo libro della seconda generazione francofortese, La sfera pubblica di Jurgen Habermas; 1962.
L’analisi antiautoritaria ritiene che il tardo capitalismo ha trasformato la società in qualcosa di nuovo rispetto al tradizionale pluralismo delle democrazie liberal-borghesi. Vi è una integrazione di tutti gli elementi che non lascia più spazio
a effettive opposizioni: alla tradizionale classe dirigente della borghesia si sostituisce un apparato che domina tutte le istituzioni – burocrazia, magistratura, polizia, esercito, grandi imprese, partiti, sindacati - , In questa fase autoritaria tutti i partiti sono omologati. Ma perché una tale società funzioni, l’individuo deve diventare una personalità autoritaria: “il rapporto degli individui con l’autorità richiesto dalle caratteristiche specifiche del processo lavorativo dell’età moderna condiziona una costante operazione delle istituzioni sociali per la produzione e il consolidamento di tipi di carattere ad esso corrispondente”(Horkheimer). Il luogo sociale per eccellenza in cui si trasmette e si forma la personalità autoritaria (non solo che esrcita, ma subisce consenziente l’autorità) è la famiglia.
Da questo schema teorico discende che: 1) se possibilità c’è di spezzare la catena autoritaria del tardo capitalismo, essa risiede nell’attacco al suo anello debole, l’università; 2) perché quest’attacco abbia successo, è necessario che si delinei una personalità non autoritaria; 3) questa personalità non autoritaria può configurarsi solo in una critica alla famiglia e in un comportamento nuovo del pubblico-privato: poiché caratteristico del moderno è il compenetrarsi
sempre più stretto tra pubblico e privato (Haberrmas); 4)la lotta antiautoritaria deve attaccare la “sinistra autoritaria” cioè la sinistra tradizionale; 5) la lotta antiautoritaria non può avere una struttura autoritaria, ma deve essere condotta da gruppi antiautoritari di base. Il leader studentesco Rudi Dutschke dirà: “Questi gruppi antiautoritari di base, queste avanguardie autonominatesi, si contraddistingueranno  per il fatto di politicizzare le contraddizioni specifiche …”, e anche: “Soltanto nella lotta l’individuo autoritario, adattato e impotente nella sua struttura caratteriale e nella struttura del suo rapporto con la società … può acquisire la capacità di concepire la società come trasformabile”.
Antiautoritario è quindi insieme un movimento rivoluzionario, un comportamento personale (per esempio sessuale), un rifiuto della famiglia. Uno sguardo che svelò la miseria umana dell’autoritarismo. È interessante notare che sull’uso della violenza da parte delle “avanguardie autonominatesi”, il movimento studentesco tedesco entrò in polemica con uno dei suoi  maitres à penser, Jurgen Habermas che lo accusò di “fascismo di sinistra”. Interessante anche che in tutti i paesi occidentali i leader del movimento antiautoritario riassumessero in sé molte caratteristiche del capo autoritario che erano state descritte da Max Weber.
Notare che anche i partiti della sinistra tradizionale, per quanto abbiano ripreso numerosi spunti dal movimento studentesco, un passo si siano sempre rifiutati di compiere: uno sguardo critico del proprio comportamento autoritario.   



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