Translate

giovedì 23 agosto 2018

Il partito della morte

Quando il lavoro  prende il posto della raccolta delle risorse che la terra, l'acqua, le foreste, il vento, il sole, la luna, le stagioni offrono all'ingegnosità umana, esso sostituisce alla relazione simbiotica degli uomini e della natura un rapporto di violenza. L'ambiente e la vita che ne deriva scadono al rango di paesi conquistati e da riconquistare senza sosta. Il produttore li tratta da ribelli da subdoli nemici.
La natura ha conosciuto la stessa sorte della donna, ammirabile come oggetto, disprezzabile come soggetto. E' stata violentata, strapazzata, saccheggiata, spezzettata in proprietà, mortificata giuridicamente, esaurita fino alla sterilizzazione. Il corpo allenato al va e vieni dei muscoli e alle ridondanze dello spirito non è forse il trionfo della civiltà sui "bassi istinti!, cioè sulla ricerca dei piaceri?.
E' risaputo come tante virtù che governano la felicità abbiano propagato il gusto di distruggere e di distruggersi. Quando la fabbrica del lavoro universale non assorbiva l'energia libidica, l'eccedente si sfogava in conflitti di interesse e di potere che le grandi Cause, tanto diverse quanto sacre, portavano a passeggio di bandiera in bandiera. Tuttavia anche la natura umana si consuma e l'edonismo. che riduce la soddisfazione dei desideri al consumo di piaceri surgelati, è buon contemporaneo delle foreste moribonde, dei fiumi senza pesci e dei miasmi nucleari.
Il lavoro ha talmente separato l'uomo dalla natura e dalla sua natura che ormai niente di vivente si può investire nell'economia senza che prenda il partito della morte. E' concepibile che appaiono altre direzioni e che la gratuità, un tempo tacciata di irrealismo sia ormai la sola realtà da creare. 

Nessun commento:

Posta un commento