Il sistema vigente di dominio, in seria difficoltà e afflitto da una profonda crisi di senso di valori e di funzionamento, sta innestando suo malgrado processi di sovversione dalle molteplici caratteristiche. Sempre più individui in ogni latitudine della terra sentono il bisogno collettivo e individuale di giustizia e di un modo diverso di essere società. L’anarchismo, che ha in sé i germi di una visione fondata su reciprocità, solidarietà e cooperazione senza forme di dominio, potenzialmente risponde in pieno a queste richieste che stanno avanzando.
Appare sempre più spesso nelle piazze in rivolta, nelle manifestazioni irregolari di massa, nei canali alternativi che si oppongono ai vigenti sistemi di dominio economico e politico costruendo reti di cooperazione e distribuzione esterne alle gestioni ufficiali. A volte si presenta in modo visibile con i simboli consueti delle bandiere rosse e nere e delle A cerchiate. Più spesso non è dichiarato e si fa riconoscere per i metodi usati e le pratiche messe in campo. Anche se questi nuovi ribelli non si dichiarano anarchici, l’anarchia è individuabile nei processi messi in atto. In tutto il mondo il nuovo anarchismo non identitario sta rappresentando l’alternativa sociale del futuro e si sta diffondendo con forza e incisività in quanto agire anarchico, non in quanto movimento politico.
Graeber in proposito è molto chiaro: «Ovunque, dall’Europa dell’est all’Argentina, da Seattle a Bombay, i principi e le idee anarchiche stanno generando nuovi sogni e idee radicali. Spesso i loro esponenti non si definiscono anarchici … Eppure, ovunque si trovano gli stessi principi fondanti: decentralizzazione, associazione volontaria, mutuo appoggio, il modello a rete e, soprattutto, il rifiuto del concetto che “il fine giustifica i mezzi” e ancor più il pensiero che il compito di un rivoluzionario non sia di ottenere il potere di uno stato per poi imporre un’idea ad armi puntate … È chiaramente un processo di lunga durata. Ma il secolo anarchico è appena iniziato.»
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