sii sempre un bravo ragazzo, non giocare mai con le pistole
Ma ho sparato a un uomo a Reno, solo per vederlo morire
Quando sento quel treno che avanza piego la testa e piango"
(Folson Prison Blues)
Traumatizzato dalla morte prematura del fratello Jack durante la Grande Depressione e colpevolizzato dal padre, il giovane cantautore John Cash si trasferisce a Menphis. Sposa la pratica Vivian, che non incoraggia le sue inclinazioni artistiche: ma nel 1955, dopo l’incontro con il produttore Sam Philips, la sua stella inizia a brillare; e mentre va in tour con colleghi come Elvis Presley e Jerry Lee Lewis, la cantante June Carter si innamora, ricambiata, di lui. Il successo e le anfetamine lo trasformano però in una macchina autodistruttiva: saprà ritrovarsi? Raccontata in flashback dal concerto del 1968 nel carcere di Folsom di fronte a duemila detenuti, una rievocazione sontuosa del percorso che portò il leggendario “ man in black” del country Usa a essere identificato come l’icona vivente del mito americano della seconda opportunità, rafforzato dalla conversione religiosa.
Country, pop, blues, gospel. Tradizioni americane, anticonformismo e sfrontato ritorno alle origini, polvere e terra, sole e inverni. Lo chiamavano "The Man in Black", per la sua abitudine di vestirsi sempre di nero. Johnny Cash è stato una delle icone di tutta la musica popolare degli Stati Uniti: più volte sugli altari, altrettante nel buio, ed è forse per questo che la sua voce è mille volte più espressiva di tanti altri. Aveva l'inferno e il paradiso dentro: un uomo al limite, chiuso dietro la sua faccia da fuorilegge. L'uomo in nero è scarno, pacato, ha la voce scura e profonda; la sua forza sta in una personalità, in un'integrità, percepibili in ogni canzone, e in un suono che non ha mai smesso di osare: Johnny Cash ha sempre piegato tutto al suo stile, al suo essere. Nel corso della sua carriera, l'uomo è andato incontro alla droga, alla prigione, a divorzi, all'alcol, ma non si è mai tirato indietro, anzi, ogni esperienza non ha fatto che aumentare la dose di vita da trasferire nella musica.
Così Johnny Cash è riuscito a dare un senso diverso all'essere parte della tradizione, cantando i lati più oscuri e marginali della sua musica, liberando le classiche ballate americane di qualunque tono melenso, fino a mantenere intatto il proprio valore.
In Walk the line il regista James Mangold presenta un indimenticabile ritratto dell’artista che riuscì a domare la rabbia che lo controllava, la dipendenza da alcol e droghe e le tentazioni della fama, svelandone l’animo nel suo intimo. “Quando Johnny divenne una star del rock and roll” afferma il produttore James Keach, “entrò nel ‘cerchio di fuoco’, come avrebbe detto June. In ultima analisi la sua è una storia d’amore; una storia di riscatto, la storia del rock and roll e un viaggio spirituale al termine del quale un uomo ha finalmente ritrovato se stesso”.
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