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giovedì 24 gennaio 2019

AGOSTINELLI Cesare anarchico

Nasce ad Ancona il 30 ottobre 1854, giornaliero, liquorista cappellaio. Riceve le prime condanne negli anni Settanta e nel 1881 viene ammonito per contrabbando di tabacco. L’anno dopo partecipa alla manifestazione di protesta per la condanna a Cipriani ed è processato insieme ad altri compagni anarchici. Nel 1883 viene condotto al domicilio coatto di Ponza, dove resta fino al dicembre del 1884. Appena rilasciato si imbarca per l’Argentina insieme a Malatesta, Francesco Natta, Francesco Pezzi e Galileo Palla: arriva fin in Patagonia e si inventa cercatore d’oro. Rientra in Italia nell’autunno del 1885. Collabora al periodico “Il Paria” e poi a “Il Libero Parto”, per il quale cura la rubrica Ergastoli industriali sullo sfruttamento degli operai. Partecipa e organizza le iniziative del “circolo “Studi sociali” accanto ad Adelmo Smorti, con cui condividerà gran parte della sua vita di militante. Il 16 novembre del 1890 pubblica un manifesto astensionista Non votare, che esce come supplemento al settimanale socialista-anarchico maceratese “La Campana” di cui è amministratore. A marzo del 1891 viene denunciato per incitamento all’odio di classe e a luglio gli sono inflitti due mesi di carcere in seguito alle manifestazioni tenute ad Ancona per la festa del lavoro. Il 17 gennaio 1895 la commissione provinciale per il domicilio coatto lo invia a Porto Ercole. Viene poi condannato dal tribunale di Perugia per aver emesso grida sovversive transitando per la città umbra sul treno che lo porta alla sua nuova dimora forzata: Tremiti. Insieme a Smorti e Emidio Recchioni organizza il rientro in Italia di Malatesta, che ospita e al quale offre la propria esperienza per la nascita de “L’Agitazione”. È Cesare Agostinelli a presentare il giovane studente Luigi Fabbri a Malatesta nel rifugio anconitano di quest’ultimo. All’indomani dell’attentato Acciarito, viene
messo agli arresti insieme al gerente de “L’Agitazione” Benedetto Faccetti, a Ruggero Recchi e a Recchioni, mentre il giornale è costretto a interrompere le pubblicazioni. Al rifiuto di sottoscrivere in questura l’impegno a mantenere buona condotta. Viene di nuovo inviato all’isola di Ponza fino al maggio del 1898. Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona parte per Fiume, dove risiede in compagnia di Tito Alfredo Baiocchi e lavora come cappellaio. Nel 1900 ritorna nel capoluogo marchigiano. Promuove i giornali “La vita Operaia” e “Lo Sprone”; su quest’ultimo, nel giugno agosto 1910, accende una polemica con Fabbri sul giudizio in merito alle lotte agrarie in Romagna e il 16 ottobre successivo pubblica un manifesto contro Giovanni Gavilli, di cui critica aspramente l’individualismo. Agostinelli ospita nuovamente Malatesta dal ritorno dall’Inghilterra. Entra nella redazione di “Volontà” della quale diventa responsabile all’indomani della Settimana Rossa e fino alla momentanea chiusura del giornale nel luglio del 1915. Ugo Fedeli ha scritto che Malatesta prima di prendere una qualsiasi iniziativa usava dire “Sentirò Agostinelli”, perché era sicuro che il buon senso di questo uomo del popolo rispecchiava sempre con molta chiarezza il punto di vista della generalità dei militanti. Nel
1920 va ad abitare a Milano insieme a Malatesta e assume l’amministrazione di “Umanità Nova”, sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità de quotidiano. Nel marzo del 1921 è fra i 22 processati e assolti per l’attentato al teatro milanese Diana. Ritorna ad Ancona si allontana dall’azione politica a causa dell’età ormai avanzata che per altro gli impedisce di lavorare. Tuttavia la vigilanza su di lui rimane pressante, giungendo perfino negli ultimi mesi di vita, all’infamia di privarlo senza motivo, con un sotterfugio anche di un modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall’estero. Muore ad Ancona il 23 aprile 1933.


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