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giovedì 17 gennaio 2019

La politica della natura e la liberazione animale

A differenza dell’apparato industriale –statale e di sicurezza, l’intero arco della sinistra sembra non essersi accorto che negli ultimi decenni è emerso un nuovo movimento – quello di liberazione animale – di enorme portata etica, politica ed ecologica. Poiché la liberazione animale – così come la teoria e la pratica del vegetarismo, ad essa inestricabilmente legate – mette in discussione i dogmi antropocentrici, specisti e umanisti insiti nelle tradizioni radicali e progressiste, la sinistra ha ignorato o denigrato, invece di farlo proprio, questo nuovo paradigma, questa forza di contrapposizione, e gli ambientalisti si sono rivelati altrettanto ostili e indifferenti. Tuttavia, l’importanza vitale del veganismo e della liberazione animale va assolutamente riconosciuta, ed entrambi meritano un ruolo di primo piano nella politica che dovrà decidere le sorti del ventunesimo secolo.
Sin dagli anni Settanta il movimento di liberazione animale è stato una delle forze di resistenza più dinamiche del pianeta. Se verso la fine di quel decennio andavano sgonfiandosi i “nuovi movimenti sociali”, composte da persone di colore, donne, studenti, pacifisti ed antinucleari, gay e lesbiche – i quali avevano definito la loro causa e la loro identità in contrapposizione a un movimento dei lavoratori in fin di vita e a una politica riduzionista delle classi sociali -, una nuova “politica della natura” si faceva strada con l’ascesa dei movimenti ambientalisti e di difesa degli animali. Sebbene avessero avuto tutti un umile esordio in Inghilterra e negli Stati Uniti all’inizio del diciannovesimo secolo, negli anni Settanta e Ottanta del Novecento erano divenuti ormai dei movimenti sociali di massa. Pur differendo tra loro per molti aspetti cruciali, entrambi ruppero non soltanto con la ristretta politica di classe della “vecchia sinistra” ma anche con l’antropocentrismo e l’umanismo della “nuova sinistra” e dei “nuovi movimenti sociali”. Il movimento di liberazione animale ha tenuto viva una resistenza radicale, e continua a crescere a livello globale quanto a persone coinvolte e a influenza esercitata, malgrado la massificazione, la repressione statale, le ritorsioni provenienti dal mondo industriale e l’aziendalizzazione e la cooptazione dei gruppi animalisti tradizionali.
È ogni giorno più evidente che i movimenti di liberazione degli umani, degli animali e della Terra sono inseparabili l’uno dall’altro: nessuno (esseri umani, animali ed ecosistemi dinamici) potrà essere libero fintantoché non saranno liberi tutti gli altri (dallo sfruttamento e dall’intervento dell’uomo). Negli ultimi trent’anni è cresciuta la consapevolezza che l’ecologismo non può vincere senza giustizia sociale e che non vi può essere giustizia sociale senza ecologismo. 

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