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giovedì 31 gennaio 2019

Mary Wollstonecraft

Definita «la profetessa del femminismo moderno», nacque il 17 aprile 1759 a Spitalfields, un sobborgo di Londra, dove il padre era impegnato nella conduzione di una fattoria. La famiglia, composta da sei figli, da un padre autoritario, dispotico e a volte violento, e da una madre indolente e rassegnata, cambiò spesso domicilio nel disperato tentativo di allontanare la minaccia di miseria che la sovrastava. I ricordi dell’infanzia infelice e delle discordie familiari ritorneranno spesso nei romanzi e negli scritti di Mary. Sua unica fortuna, in tanto dissesto, fu che le venne risparmiata un’educazione convenzionale e la segregazione di solito riservata alle ragazze. Fu infatti lasciata libera di giocare all’aria aperta, con i suoi coetanei, e di avere un rapporto costante e simbiotico con la natura. La sua formazione culturale Mary se la verrà costruendo faticosamente in seguito e sarà quella di un’autodidatta. A diciotto anni decise di abbandonare la casa paterna alla ricerca della propria indipendenza economica, ma la morte della madre la costrinse a tornare in famiglia per occuparsi dei fratelli e del padre.
Nel 1783 la troviamo a Newington Green, vicino a Londra, una comunità di ricchi dissidenti intellettuali dove, con l’aiuto dell’amica Fanny Blood aprì una scuola. Qui ebbe la possibilità di conoscere Richard Price, filosofo, teologo nonché amico di Franklin, Jefferson, Condorcet, Priestley, e di stabilire contatti con la comunità «nonconformista». La Wollstonecraft entrò così in rapporto con i radicali inglesi e le loro idee libertarie. Nel 1787 pubblicò Thoughts on the Education of Daughters, un saggio pedagogico ispirato a Rousseau e a T. Day, ma che risentiva del pensiero pedagogico di Locke e che anticipava alcune affermazioni della sua Vindication... L’anno successivo vide la luce il suo primo romanzo Mary: A fiction che narra la presa di coscienza di una giovane donna e la sua lotta contro le forze sociali inibitrici. Trasferitasi definitivamente a Londra, Mary Wollstonecraft fu introdotta nella cerchia di un gruppo cosmopolita di intellettualiliberali e radicali: H. Fuseli, J. Priestley, W. Godwin, W. Blake, T. Paine. Decise allora di abbandonare il suo lavoro di istitutrice e dedicarsi al giornalismo e alla professione di scrittrice. Inserendosi nel dibattito suscitato dalla presa della Bastiglia in Francia e intervenendo in difesa delle idee libertarie espresse in un opuscolo dall’amico Price, Mary pubblicò nel 1790 Vindication of the Rights of Men, in cui si schierava dalla parte dei riformatori liberali londinesi attaccati dai conservatori e a favore della libertà civile e religiosa già propugnata dagli illuministi.
Erano anni pieni di euforia e di entusiasmo per la Rivoluzione francese e la diffusione in tutta Europa delle idee egualitarie fece sorgere anche a Londra molti circoli libertari come i Friends of the People, cui aderivano pure esponenti delle classi medie. In questa atmosfera, nel 1792 pubblicò il libro che doveva renderla famosa e suscitare scalpore in mezza Europa: A Vindication of the Rights of Woman, il primo libro
femminista tout court che anticipa alcune delle analisi socio-politiche riprese dall’attuale movimento delle donne sulla subordinazione al maschio, sulla mancanza di autonomia, sulla necessità dell’indipendenza economica e di un’adeguata istruzione. «È giunto il momento» scrive, «per una rivoluzione nel comportamento delle donne; è il momento di restituire loro la dignità perduta e di fare in modo che esse, in quanto parte dell’umana specie,si adoprino a trasformare il mondo, iniziando da se stesse». La Wollstonecraft fece suoi i principi egualitari del radicalismo inglese e della rivoluzione francese e li applicò alle donne, stabilendo così i principi fondamentali su cui fondare la causa dei diritti delle donne e operando al contempo un’analisi complessiva della personalità femminile soffocata e distorta da deleterie influenze ambientali e da antichi pregiudizi. In particolare si scagliò contro il principio d’autorità e contro quelle istituzioni che lo perpetuano: l’aristocrazia, l’esercito, la Chiesa, la famiglia e in special modo il matrimonio. Anche la piaga della prostituzione affondava a suo avviso le proprie radici nell’educazione impartita alle donne che le ha sempre portate a cercare nell’uomo l’unico sostegno intellettuale, fisico ed economico e a considerare il proprio corpo una merce da offrire all’uomo come ricompensa per i servizi resi. Essere una rivoluzionaria, aver scritto Vindication nell’ultimo decennio del secolo XVIII, significava per Mary Wollstonecraft essere disperatamente sola ed isolata socialmente e politicamente oltre che sul piano emotivo. Decise allora di recarsi nella capitale francese proprio nel periodo in cui Etta Palm rivendicava davanti all’Assemblea legislativa i diritti delle donne all’istruzione e al divorzio. A Parigi la Wollstonecraft rimase impressionata dagli spettacoli di morte che vide per le vie e la sua simpatia politica non andò tanto al gruppo sanguinario della Montagna quanto ai girondini, più vicini al suo modo di sentire, sostenitori della tolleranza religiosa e sensibili ai problemi dell’emancipazione della donna. In An Historical and Moral View of the Origins and Progress of the French Revolution, del 1794, riuscì
ad esprimere ancora un cauto ottimismo nei confronti della rivoluzione. Risale a questo periodo la sua sfortunata vicenda sentimentale con Gilbert Imlay, un uomo di affari americano che si rivelò ben presto un cinico impostore. Il rapporto con quest’uomo, da cui nacque una figlia, Fanny, durò circa tre anni, ma fu molto burrascoso e parco di soddisfazioni morali, nonostante il tenace coinvolgimento affettivo di Mary che, vistasi abbandonata, tenterà ben due volte il suicidio. Dopo questa drammatica parentesi, la
Wollstonecraft, tornata a Londra, riprese a frequentare, la cerchia di amici fedeli, dove ritrovò William Godwin. I due cominciarono a frequentarsi e a conoscersi. Nacque così un sentimento maturo e profondo che li coinvolse entrambi nella stessa misura. Nel marzo 1797, essendo Mary di nuovo incinta, i due decisero di sposarsi nonostante le forti resistenze ideologiche. Fu un matrimonio di breve durata perché Mary Wollstonecraft morì di setticemia quindici giorni dopo il parto, il 10 settembre 1797, a soli trentotto anni.
La bambina sopravvisse e venne chiamata Mary, come la madre. Diventerà la seconda moglie del poeta Shelley e autrice del romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo.

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