6 maggio: UDINE. Sciopero della fame. Dura repressione da parte della polizia e trasferimento di parecchi detenuti.
27 giugno: ROMA, REBIBBIA. I detenuti del centro di osservazione, sbandierato dai riformisti come un modello europeo per umanità di trattamento e “recupero” scientifico del recluso, salgono sui tetti per protesta contro il sistema carcerario, stufi di essere considerati cavie da esperimento e studio.
29 giugno: CATANIA. Ottanta minori e cento adulti si ribellano contro la sproporzione della pena e la durezza nei confronti di due minorenni condannati a quattro anni per scippo. La lotta è durissima. Sui tetti spiccano grandi cartelli: “Carcere = campo di concentramento”. Vengono incendiate tutte le suppellettili e distrutto un padiglione. Il carcere viene circondato da militari e polizia, che spara diverse raffiche di mitra sui tetti ad altezza d’uomo. I familiari e i compagni sotto il carcere gridano “Polizia fascista”. Dei fascisti che hanno una sede lì vicino, vengono a provocare i compagni,
gridando “Pena di morte, cianuro!”, ma i familiari li cacciano via. Infine polizia e pompieri riescono ad entrare. Otto detenuti feriti da arma da fuoco (sui tetti) vanno all’ospedale. Moltissimi i trasferimenti.
6 luglio: FORLÌ, CARCERE PER MINORI. Preceduto da due o tre proteste e uno sciopero della fame, scoppia l’ammutinamento dei minori. Su cento partecipano in novantasei, le guardie e il direttore abbandonano l’edificio. Si fa un’assemblea dove si discute del regolamento e delle lavorazioni. Ad esempio, in falegnameria per una paga irrisoria si costruiscono mobili che il famoso mobilificio
Leoni di Meldola vende carissimi. Si decide di non lavorare più. La repressione è molto dura, dodici vengono condannati a venticinque giorni di camera di sicurezza e si sa per certo che Roberto Mander, uno degli anarchici ingiustamente carcerato per la Strage di Stato, che ha partecipato alla rivolta, rischia il manicomio criminale.
9-10 luglio: VENEZIA, SANTA MARIA MAGGIORE.
Nella notte i detenuti scendono in lotta, liberano un braccio, salgono sui tetti malgrado i colpi di fucile sparati dalle guardie. I detenuti presentano le seguenti richieste: abolizione del codice fascista; snellimento del procedimento giudiziario; fine dello sfruttamento del lavoro carcerario e della speculazione sul vitto; fine dei trasferimenti politici ai danni dei compagni più combattivi; fine delle punizioni corporali e delle camere di sicurezza. La mattina dell’11 la polizia entra in forze e dopo duri scontri reprime la lotta. I compagni hanno portato il loro sostegno militante all’esterno del carcere ed hanno propagandato nei quartieri popolari i motivi della lotta.
13 luglio: CATANIA. Malgrado la repressione, nuova rivolta dei minori.
14 luglio: FORLÌ. Nuova rivolta dei minorenni. Un gruppo di compagni si è ribellato sfasciando suppellettili e costringendo le guardie ad abbandonare una parte dell’edificio. Il tema della lotta è ancora la fine della speculazione sul lavoro.
16 luglio: ROMA, CARCERE PER MINORI “ARISTIDE GABELLI”. Evasione in massa di dieci “corrigendi”.
20 luglio: MODENA, CARCERI DI SANTA EUFEMIA. Verso le diciannove e trenta i detenuti si barricano nelle celle minacciando di incendiarle se non vengono accolte le loro richieste, che riguardano le condizioni materiali di esistenza: vitto, igiene, colloqui, eccetera. La P.S. e i C.C. circondano l’edificio, mentre i carcerati in coro gridano “Polizia fascista!” “Sistema fascista!” Il sostituto procuratore della repubblica concede ai rivoltosi quello che chiedono, soprattutto riguardo al vitto, ma alcuni promotori della rivolta vengono trasferiti.
29 luglio: BARI, ISTITUTO DI RIEDUCAZIONE “FORNELLI”. Per protesta contro il trasferimento di alcuni ragazzi nel carcere giudiziario, i settanta “corrigendi” si impadroniscono dell’istituto (tre agenti di custodia all’ospedale), sfasciano porte e finestre, uffici e si scontrano per un’ora con la P.S. accorsa in forze a dare una mano ai secondini. Identificati e denunciati i “capi” del la rivolta: Domenico, Michele, Leonardo Anaclero, e Piero Navarra. Il Navarra ha quattordici anni! Alcuni giorni dopo un gruppo di quindici minori riusciva ad evadere dall’istituto.
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