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giovedì 28 febbraio 2019

Le rivolte e le lotte nelle carceri italiane nel biennio 1971-72 (Capitolo IV)

20 dicembre: MILANO, SAN VITTORE. Il fascista Casagrande e camerati sono severamente pestati dai compagni del secondo raggio e vengono trasferiti “precauzionalmente” al carcere di Rho.
25-26 dicembre: MILANO, SAN VITTORE. Sciopero della fame al secondo raggio per chiedere l’abolizione del codice Rocco e la liberazione dei detenuti incarcerati per consumo di droga.
14 gennaio 1972: MILANO, SAN VITTORE. I detenuti del secondo raggio rifiutano i colloqui con la commissione di psichiatri e psicologi così come sono stati organizzati dal direttore C., e chiedono che siano ammessi ad assistervi dei compagni esterni, scelti dai detenuti stessi.
20 gennaio: MILANO, SAN VITTORE. Trecento detenuti del terzo raggio attuano uno sciopero della fame di ventiquattro ore per protesta contro il vigente regolamento carcerario fascista.
20 gennaio: NAPOLI, POGGIOREALE. Tutti i detenuti del padiglione Genova si sono rifiutati di mangiare. Le rivendicazioni sono: la riforma dei codici e l’amnistia. A Poggioreale su 1625 detenuti (presenti al 24 gennaio), 817 sono in attesa di giudizio, 522 aspettano l’appello, 138 la cassazione, solo 130 sono definitivi. Cioè, se non esistesse il carcere preventivo, Poggioreale sarebbe vuoto. Invece è pieno come un uovo (anche venti detenuti per ccamera, senza gabinetto, di 5 metri per 4).
23 gennaio: ALGHERO, CARCERE MANDAMENTALE. I detenuti, al termine dell’ora d’aria si rifiutano di farsi chiudere in cella, salgono sul tetto del carcere, al centro di Alghero, gridando slogan contro agenti di custodia, poliziotti, e chiedendo a gran voce la riforma carceraria e l’abolizione del codice Rocco.
23 gennaio: MODICA (RAGUSA), CARCERI DI PIANO DEL GESÙ. I detenuti minorenni incendiano materassi e coperte delle loro celle per protestare contro la carcerazione preventiva dei minori.
27 gennaio: SPOLETO. Protesta contro la carcerazione preventiva.
2 febbraio: MILANO, SAN VITTORE. Sciopero della fame articolato nei vari raggi per ottenere dal ministero il diritto di riunione e assemblea, e che a queste assemblee possano partecipare giornalisti “esterni”. Nello stesso giorno la questura proibisce al corteo della Statale di recarsi a San Vittore, sostenendo che la “situazione interna al carcere è estremamente tesa ed un sostegno esterno la renderebbe esplosiva!"
3 febbraio: ANCONA. Nella notte tra il 3 e 4 febbraio, mentre a causa delle scosse di terremoto la città si va svuotando rapidamente, e mentre anche le guardie carcerarie si riversano sulla piazza antistante il carcere, i detenuti vengono lasciati chiusi a chiave nelle celle con la prospettiva di fare la fine del topo! Malgrado le proteste dei detenuti che si danno alla distruzione di quanto c’è nelle celle, che gettano all’esterno del carcere stracci incendiati, che cercano di sfondare le porte delle celle, solo nel tardo pomeriggio una parte di loro viene trasferita. Per gli altri, niente, perché in altre carceri non c’è più posto!
9 febbraio: CATANIA, CARCERE PER MINORI. I detenuti minorenni si ammutinano per protesta contro l’infame condanna a due loro compagni: due anni e due mesi di reclusione per tentato furto. In trenta si arrampicano sui tetti, reclamando a gran voce l’amnistia che Leone non vuole concedere. La polizia e i carabinieri subito circondano l’edificio, ma sono accolti da nutri te scariche di tegole e pezzi di cemento rotti con piccone. È la quarta rivolta durissima di questi giovani reclusi, in meno di un anno, oltre a decine di altre proteste.
12-13 marzo: due giorni di lotta nelle carceri di NOTO. I detenuti nel carcere di Noto si rifiutano di entrare nelle celle dopo le due ore d’aria. Chiedono: abolizione dell’isolamento diurno, libertà di riunione dentro il carcere, amnistia, libertà di portare le loro donne in cella, la riforma carceraria. Il giorno dopo i dieci detenuti più attivi che hanno organizzato la lotta sono trasferiti nelle carceri di Siracusa, Augusta, Caltanissetta e Trapani.

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