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giovedì 7 febbraio 2019

Le rivolte e le lotte nelle carceri italiane nel biennio 1971-72 (Capitolo I)

16 gennaio 1971: TORINO, LE NUOVE. Protesta e rivolta.
Centocinquanta detenuti si rifiutano di collaborare alle attività carcerarie. Le suppellettili del carcere vengono seriamente danneggiate, il sesto braccio è quasi distrutto e reso inabitabile.
17 gennaio: MONZA, CARCERE GIUDIZIARIO.
Sciopero dei cinquantanove detenuti da ogni attività del carcere per chiedere la riforma dei codici e del regolamento carcerario.
19 gennaio: TREVISO. Protesta di quaranta detenuti.
20 gennaio: MILANO, SAN VITTORE. Protesta contro il carcere preventivo. Sciopero della fame.
31 gennaio: GENOVA, MARASSI. Rivolta in tutto il carcere giudiziario. Incendi, scontri con la polizia all’interno, barricate. Si chiede il riscaldamento invernale e la riforma dei codici e del regolamento interno.
10 febbraio: TORINO, LE NUOVE. Una cinquantina di detenuti dichiarano di non volersi più presentare ai processi per protesta contro i codici fascisti.
Marzo: MILANO, SAN VITTORE. Una trentina di detenuti rifiutano di presentarsi ai processi.
17 marzo: NAPOLI, POGGIOREALE. Sciopero della fame contro la lentezza della procedura giudiziaria.
12-14 aprile: TORINO, LE NUOVE. Rivolta durissima e generale: Le Nuove sono distrutte. È una grande vittoria.
Ancora una volta i forcaioli, con la “Stampa” in testa, si scatenano contro “i delinquenti”, i teppisti vandali e invasati e così via. Le Nuove si vuotano e si riempiono, come sempre, le carceri di punizione, quelle in cui si resta per mesi legati alla “balilla”, al letto di contenzione, fino a che tutto il corpo diventa una piaga; o isolati, senza sigarette e caffè, in celle senza finestre, buie, anguste e irrespirabili.
Eppure, i detenuti che escono dalle Nuove per essere caricati e trasferiti non hanno il volto degli sconfitti. Al contrario, i loro saluti e i loro slogan mostrano la coscienza di chi si è proposto un fine, e l’ha raggiunto. La distruzione delle Nuove, di questo simbolo mostruoso dell’oppressione borghese, è stata voluta coscientemente. Da questo si misura la distanza enorme che separa la rivolta di due anni fa da quella del 12 aprile. Essa è stata il punto d’arrivo necessario di un processo cosciente. Basta ripercorrere la cronaca di pochi mesi. Rivolta a gennaio, sciopero della fame, pubblicazione di bollettini. Conquista di alcune rivendicazioni interne, impegno a continuare la lotta su quelle generali. Un mese dopo, decisione di non presentarsi più ai processi, accompagnata da una dichiarazione politica, mentre proseguono le assemblee interne. La direzione e il ministero scelgono la strada della repressione più dura e provocatoria: trasferimenti in massa dei “capi” – più di centocinquanta – denunce e punizioni, l’isolamento più rigido verso l’esterno, e la vigliacca decisione di annullare tutte le conquiste della lotta precedente. L’aria viene ridotta, il diritto a collegarsi e discutere viene abolito. Ci sono altre manifestazioni, e altri trasferimenti con accompagnamento di pestaggi. Ma non basta. Il grado di coscienza politica della massa dei detenuti si riesprime nella volontà di scendere in lotta il giorno dello sciopero generale nazionale, e in collegamento con la lotta di tutti i proletari. La direzione, informata dell’iniziativa, annuncia, tronfia e stupida com’è, di averla soffocata facendo trasferire un altro gruppetto di “agitatori”. Ed ecco, a pochi giorni di distanza, quando la repressione nella sua brutalità ha eliminato ogni altra possibilità di lotta, la rivolta dura, massiccia, determinata. “Con la nostra unità e la nostra forza – scrivono i detenuti – non ci sono muri che non possiamo abbattere”.
14 aprile: NOVARA, CARCERE GIUDIZIARIO. Rivolta e tentativo di evasione in massa dei trenta detenuti. La rivolta è iniziata per solidarietà coi rivoltosi di Torino.
15 aprile: LA SPEZIA. Sciopero e protesta di cinquanta trasferiti dalle Nuove.
15-17 aprile: ROMA, REGINA COELI. Sciopero della fame, per la riforma dell’ordinamento penitenziario.
15 aprile: BRESCIA, CANTON MOMBELLO. Sciopero della fame, sciopero delle lavorazioni.
15-20 aprile: MILANO, SAN VITTORE. Sciopero della fame, astensione dal lavoro, che si protraggono a singhiozzo per una settimana.
01 maggio: FORLÌ, CARCERE PER MINORI E GIUDIZIARIO. Proteste contro la carcerazione preventiva.


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