Translate

giovedì 4 aprile 2019

DEATH MAN di Jim Jarmusch

Siamo a fine Ottocento, a Machine in Arizona arriva il contabile William ben vestito, con occhialini, cappello e valigetta per lavorare in una società dove è stato assunto, solo che il suo posto non c'è più e il padrone e boss del paese, tale John Dickinson lo caccia via in malo modo. Senza un soldo William vaga stralunato e finisce in un saloon dove beve e vien invitato a casa sua da una giovane prostituta, ex-fidanzata di Charlie il figlio di Dickinson che sorprende i due e ne nasce una sparatoria. Charlie estrae la pistola per uccidere Blake, ma la ragazza gli si para innanzi e viene uccisa. Il colpo arriva anche nel petto di Blake, che a sua volta uccide Charlie con la pistola che trova sotto il cuscino. Gravemente ferito, la pallottola si è fermata vicino al cuore, a Blake non resta altro da fare che fuggire dalla finestra e poi mettersi in marcia il più lontano possibile da quella strana città, inseguito da una taglia e da tre avventurieri assoldati da Dickinson per vendicare l’uccisione del figlio e il furto di un proprio cavallo pezzato.
Nel corso di questo viaggio Blake ha la fortuna di incontrare un indiano, chiamato Nessuno “cane sciolto” dalle varie tribù, che gli racconta la sua storia: è stato portato per lungo tempo in Inghilterra ove ha conosciuto la cultura europea e poi di nuovo in America ed è convinto che egli sia il poeta inglese William Blake.La fuga del giovane si trasforma in un viaggio iniziatico verso la morte, attraverso buffi incontri e paesaggi insoliti ed una vena poetica.
Il viaggio verso il villaggio dell’indiano è lento, lungo, inframmezzato dagli incontri più strani, malviventi, villaggi bruciati dai bianchi e bianchi uccisi dagli indiani, finché ad un certo punto si accorgono che affisso agli alberi c’è il ritratto e il nome di William Blake con tanto di taglia per i due omicidi. Tre cacciatori di taglie inviati da Dickinson  li stanno seguendo: personaggi, orribili,crudeli e pervertiti, uno dei quali ha violentato i genitori, li ha uccisi e mangiati. Nel frattempo Nessuno in base alla cultura indiana  prepara la morte di William adagiandolo su una canoa, costruita apposta per l’estremo viaggio nell’oltretomba.
Viaggio al termine della morte.
Filmato in uno splendido bianco e nero, "Dead Man" è un film western atipico, a momenti  psichedelico,  è un percorso interiore, un'allegoria esistenziale ambientata casualmente nel Far West ma in realtà senza tempo né spazio, solenne tentativo di visualizzare l'assenza della vita e, in contemporanea, perfezionare i canoni estetici di una poetica intera.
Dead Man sprofonda nelle radici stesse degli Stati Uniti. Torna alle origini, che parlano di una terra conquistata a suon di dollari, ma soprattutto a colpi di fucile. Una terra presa, ghermita con atto ferino, privo di pietà. Un’America che sta assaggiando il frutto del Capitale non si può perdere tempo, perché come insegna Paperon de’ Paperoni “il tempo è denaro” –, è pronto a puntare il fucile contro tutti quelli che gli si parano davanti, uno sguardo disilluso su una nazione che si è costruita sul sangue e attraverso il sangue, sulla prevaricazione continua, incessante, sull’eliminazione capillare del più debole e del non allineato economicamente, fisicamente, culturalmente. 
La civiltà è angoscia, potere, violenza.
Lo humour nero, ai limiti del demenziale, il killer che dorme con l'orsacchiotto; quello cannibale, vuole dissacrare capisaldi come la famiglia (rappresentata con ferocia bunueliana da tre pederasti assassini, fra cui un Iggy Pop); il capitalismo (il crudele figuro di Robert Mitchum/John Dickinson, al suo ultimo film) e l'ipocrisia del cristianesimo, che pare aver recepito dalla Bibbia solo i passi brutali, vendicativi (simbolica la scena in cui Lance Henriksen schiaccia la testa dello sceriffo morto che assomiglia ad un'icona sacra). Il resto è magia di un cammino iniziatico dell’anima e del cinema.
La chitarra di Neil Young scandisce questo viaggio verso la morte, con un fascino nero e avvolgente.

Nessun commento:

Posta un commento