Translate

giovedì 4 aprile 2019

L'ultimo discorso del sub comandante Marcos - fine

Che contano solo la nostra rabbia e il nostro dolore? 
Che importa solo il nostro coraggio?
Che mentre sussurriamo la nostra storia, non ascoltiamo il suo grido?
Ha tanti nomi la ingiustizia e sono tante le grida che provoca.
Ma il nostro dolore e la nostra rabbia non ci impediscono di ascoltare.
E i nostri sussurri non sono solo per lamentare la caduta dei nostri morti ingiustamente.
Sono per poter ascoltare ad altri dolori, fare nostre ad altre rabbie e continuare così nel complicato, lungo e tortuoso cammino di fare di tutto questo un grido che si trasformi in lotta liberatrice. E non dimenticare che, mentre qualcuno sussurra, qualcuno grida. 
E solo l'udito attento può ascoltare.
Mentre adesso parliamo ed ascoltiamo, qualcuno grida di dolore, di rabbia. E così, come c'è da imparare a dirigere lo sguardo, anche l'udito deve incontrare la direzione che lo renda fertile. Però, mentre qualcuno riposa, c'è chi continua ad andare in salita. Per guardare questo dovere, basta abbassare lo sguardo ed alzare il cuore.
Potete? Potrete? 
La piccola giustizia assomiglia alla vendetta. La piccola giustizia è quella che impartisce impunità, cioè punendo uno assolve ad altri. Quella che noi volgiamo, per la quale lottiamo, non finisce nell'incontrare gli assassini del compagno Galeano e vedere che ricevano la loro punizione (che così sarà, che nessuno si lasci ingannare).
La ricerca paziente ed ostinata cerca la verità, non il sollievo della rassegnazione. 
La giustizia grande ha a che rivedere con il compagno Galeano sotterrato. Perché non non ci domandiamo cosa facciamo con la sua morte, ma cosa dobbiamo fare con la sua vita. Ci ha già detto il nostro compagno capo e portavoce dell'EZLN, il Subcomandante Moisés, che nell'uccidere Galeano, o chiunque altro degli zapatisti, quelli in alto volevano assassinare l'EZLN. Non come esercito, ma come ribelle testardo che costruisce ed alza la vita dove loro, quelli in alto, desiderano la landa desolata delle industrie minerarie, petroliere, turistiche, la morte della terra e di coloro che la abitano e la lavorano. Ho già detto che siamo venuti, come Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, a dissotterrare Galeano.
Pensiamo che è necessario che uno di noi muoia perché Galeano viva.
E per fare in modo che questa impertinente che è la morte resti soddisfatta, nel posto di Galeano mettiamo un altro nome così che Galeano viva e la morte se porti via non una vita, ma solo un uomo, delle lettere vuote di ogni senso, senza storia propria, senza vita.
Così che abbiamo deciso che Marcos cessi di esistere oggi.
Lo porterà per mano sombra il guerriero e lucecita perché non si perda nel cammino, Don Durito se ne andrà con lui, lo stesso farà il Vecchio Antonio.
Non sentiranno la mancanza le bambine ed i bambini che prima si riunivano per ascoltare i suoi racconti, perché adesso sono grandi, hanno già giudizio, lottano di già per la libertà, la democrazia e la giustizia, che sono il compito di ogni zapatista.
Il gatto-cane, e non un cigno, intonerà adesso il canto di congedo.
Ed alla fine, coloro che capiscono, sapranno che non se ne va chi non c'è mai stato, né muore chi non ha vissuto.
E la morte se ne andrà ingannata da un indigeno col nome di battaglia di Galeano, e in quelle pietre che avete collocato sulla sua tomba tornerà ad andare e ad insegnare, a chi si conceda a questo, le basi dello zapatismo, cioè non vendersi, non arrendersi, non tentennare.
A noi? Bene, a noi la morte ci riguarda per ciò che ha di vita.
Così che siamo qui, ingannando la morte nella realtà.
Compagni: Detto tutto l'anteriore, essendo le 02:08 del 25 di maggio 2014 nel fronte di combattimento sud orientale dell'EZLN, dichiaro che cessa di esistere il conosciuto come Subcomandante Insurgente Marcos, l'autodenominato “subcomandante de acciaio inossidabile”

Questo è.
Dalla mia voce non parlerà più la voce dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Bene. Salute e a mai... o hasta siempre, chi ha compreso saprà che questo non importa più, che non ha mai importato.
Da la realtà zapatista.
Subcomandante Insurgente Marcos. Messico, 24 maggio 2014.

Nessun commento:

Posta un commento