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giovedì 4 aprile 2019

La fabbrica totale e il nuovo proletariato

Il nuovo proletariato è “l’intiero della persona”, poiché la fabbrica totale ha realizzato una continuità che ne ha capovolti i desideri e i bisogni, trasformandoli nei desideri e nei bisogni del processo di produzione.
Il proletariato detiene tuttavia il fondamento di una possibile critica dall’esterno del meccanismo: i propri bisogni reali che possono essere riconosciuti coscientemente come bisogni altri. La spontaneità è l’atto della riscoperta dei bisogni reali e, superando ogni mediazione ideologica o politica, si esprime nella prassi del movimento reale: sintetizzata dall’”unica radicale rivendicazione che abbiano espresso i giovani  hippie: la rivendicazione alla vita”. Il proletario “o è rivoluzionario o non è nulla”, è il movimento stesso che tende verso la totalità, producendo la propria organizzazione-autogestione nella lotta contro l’economia e la politica. I nuovi contenuti che ha saputo esprimere sono soprattutto: la libertà erotica, le “comuni”, il rifiuto del lavoro, il furto e il saccheggio praticati dagli hippie e dai giovani disadattati-criminali, il rifiuto della specializzazione e della parcellizzazione del sapere espresso dai tecnici e dagli studenti in rivolta, l’abolizione della gerarchia e del lavoro e la creazione dei consigli affermati dal fondamentale slancio degli operai e degli impiegati. Sarà la prassi del movimento rivoluzionario a strappare la teoria dal ghetto classista della cultura e a fare del materialismo storico e dialettico il metodo di verifica che il movimento applica a se stesso. La contraddizione fondamentale è ormai tra gli uomini nel loro insieme e la società; la sua incontenibile esplosione genera un movimento che sbocca nel comunismo come regno della possibilità impregiudicata. 

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