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giovedì 11 luglio 2019

RENZO NOVATORE poeta e anarchico - parte prima

Abele Ricieri Ferrari più conosciuto con lo pseudonimo di Renzo Novatore nasce, il 12 maggio 1890. Con un futuro simile a quello di centinaia di contadini che nel paesello si guadagnavano da vivere nei campi e nei vigneti, oppure nelle officine e nei cantieri della vicina Spezia. Già perché il padre di Abele, contadino mezzadro, non aveva dubbi su cosa avrebbe fatto il figlio da grande, e in quel neonato vedeva sicuramente poco più che due preziose braccia utili ad alleviare le sue fatiche quotidiane.
Abele dimostrò presto una vivace intelligenza e una bruciante curiosità. Già durante la prima classe elementare dedicava molte ore a leggere libri di Pisacane, Salgari, Cattaneo, Barilli, Tolstoj e Cavallotti.
In quegli anni si manifestarono i primi segni di ribellione. Ribellione alle prime forme di autorità che generalmente si incontrano nella vita: il padre fra le mura domestiche ed i maestri a scuola. Abele le rifiutò entrambe. Per primi i maestri: il bambino, insofferente al rigido protocollo scolastico dell'epoca e allo scudiscio, finiva sempre rimproverato e relegato al “banco dell'asino”. Abbandonò dopo pochi mesi la scuola ma continuò a saziare la sua fame di conoscenza e nuovi stimoli con letture private, grazie ai libri presi in prestito al locale circolo mazziniano che frequentava assiduamente. 
Abele era diverso dai suoi coetanei, infatti a questo proposito dichiarò: - La gente mi chiamava “il pazzo”; mia madre mi chiamava “lunatico”, mio padre non si curava di me, ed i miei amici parlavano di me con sarcasmo ed ironia chiamandomi per scherno: “poeta”- .
L'ambiente di Arcola pullulava, in quei primi anni del XX secolo, di individui anticlericali, nemici giurati dello Stato e delle sue gerarchie, ostili ad essere incorporati anche in quel Partito Socialista che da un decennio si faceva portavoce delle istanze del proletariato italiano. In una parola: anarchici. Si ritiene che Abele, già frequentatore di circoli liberali e repubblicani, conobbe qualcuno che gli parlò per la prima volta dell'ideale libertario e dell'anarchia, indirizzandolo agli scritti di Malatesta, Kropotkin, Nietzsche, ai canti di Pietro Gori ma soprattutto a Max Stirner e alla sua concezione di individualismo come elevazione dell'Io a meta suprema di colui che egoisticamente si definisce “Unico”. Parole che scolpiranno come potenti ma precise martellate la personalità del futuro Novatore.
Nel 1910, la notte tra il 15 e il 16 maggio, un incendio distruggeva la chiesa della Madonna degli Angeli ad Arcola. Il mattino seguente il cardinale Pietro Maffi di Pisa avrebbe dovuto celebrare proprio là una importante cerimonia religiosa.
Le indagini dei carabinieri portarono presto all'identificazione di un gruppo di giovani anarchici del posto, tra i quali anche Abele Ferrari, con fama di irrequieto teppistello locale. Mentre Pasquale Binazzi, figura instancabile dell'anarchismo italiano, denunciava sulle pagine del suo giornale Il Libertario un presunto complotto clericale volto a scatenare una repressione generalizzata, Abele era tradotto dagli sbirri nel carcere di Sarzana non senza aver cercato in tutti modi di evitare la cattura nascondendosi e rendendosi irreperibile per alcune settimane.
Il processo che seguì i fatti dell'incendio alla chiesa vide il giovane anarchico di Arcola scagionato per mancanza di prove.
Nella primavera del 1911 Abele Ferrari è ricercato per furto e rapina. Il giovane ribelle considerava infatti il lavoro salariato soltanto una forma più raffinata di schiavitù, e non era difficile sentirlo esclamare, vedendo un manovale sfinito coperto di sudore e polvere: "Ma è costui un uomo?!". Per questo Abele riteneva lecito, secondo la sua personale filosofia di vita, l'esproprio nei confronti dei più abbienti di ciò che doveva servirgli per la sopravvivenza quotidiana, e usare la forza non era certo un problema. Come scriverà più tardi: - Non sono un mendicante io Mi approprio soltanto di tutto ciò che sono autorizzato ad appropriarmi con la mia capacità di potenza.

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