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giovedì 22 aprile 2021

25 APRILE - Dalle belle città (Siamo i ribelli della montagna)


Dalle belle città date al nemico

fuggimmo un dì su per l'aride montagne,

cercando libertà tra rupe e rupe,

contro la schiavitù del suol tradito.

Lasciammo case, scuole ed officine,

mutammo in caserme le vecchie cascine,

armammo le mani di bombe e mitraglia,

temprammo i muscoli ed i cuori in battaglia.


Siamo i ribelli della montagna,

viviam di stenti e di patimenti,

ma quella fede che ci accompagna

sarà la legge dell'avvenir.

Ma quella legge che ci accompagna

sarà la fede dell'avvenir.


Di giustizia è la nostra disciplina,

libertà è l'idea che ci avvicina,

rosso sangue è il color della bandiera,

partigian della folta e ardente schiera. 

Sulle strade dal nemico assediate

lasciammo talvolta le carni straziate.

sentimmo l'ardor per la grande riscossa,

sentimmo l'amor per la patria nostra.


(Di giustizia è la nostra disciplina

Comunismo l'idea che ci avvicina

Rosso sangue il color della bandiera

Partigiana la nostra ardente schiera.


Per le strade dal nemico assediate

Lasciammo assai spesso le carni straziate

Sentimmo l'ardor per la grande riscossa

Sentimmo l'amor per la bandiera rossa.)*


Siamo i ribelli della montagna,

viviam di stenti e di patimenti,

ma quella fede che ci accompagna

sarà la legge dell'avvenir.

Ma quella legge che ci accompagna

sarà la fede dell'avvenir.

*(variazione della seconda strofa più comunista)


Il canto viene creato nel marzo del 1944 sull'Appennino ligure-piemontese, nella zona del Monte Tobbio, dai partigiani del 5° distaccamento della III Brigata Garibaldi "Liguria" dislocati alla cascina Grilla con il comandante Emilio Casalini "Cini". Ad un certo punto avvertiamo la necessità di creare qualcosa che riguardi noi e tutti i giovani dela nostra generazione, esaltandone la Resistenza in aderenza alla realtà della lotta che conduciamo. Sarà la nostra storia e traccerà le dure vicende della vita partigiana e gli ideali che la sostengono. Su questi presupposti Cini prende l'iniziativa e un bel giorno comincia a scrivere delle parole su un foglio di carta biancastra da impaccare; in mancanza di tavolo, utilizza una grossa pietra posta all'ingresso della "caserma", che serviva ai contadini per battervi le castagne, e noi facciamo circolo attorno a lui proponendo e sugerendo vocaboli e argomenti. Dopo alcuni giorni la bozza è stesa. In distaccamento c'è uno studente di musica, ventenne, Lanfranco, al quale viene consegnato il testo delle parole che si porta appresso durante il servizio di sentinella sul monte Pracaban; al ritorno, le note sono vergate su un pezzo di carta da pacchi”. [testimonianza diretta di Carlo De Menech, allora diciottenne commissario politico del distaccamento].

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