Dopo l’occupazione delle fabbriche a Torino nell’autunno del 1920, l’offensiva fascista diventerà sistematica e coordinata, comandati dal famigerato Pietro Brandimarte i fascisti a Torino assalirono la Camera del Lavoro il 18 dicembre 1922; successivamente protetti e sostenuti dagli ufficiali del regio esercito e dalla polizia, incendiarono e devastarono il circolo dei ferrovieri, il circolo “Calo Marx” e la sede dell’"Ordine Nuovo”. Fra il 18 e 19 dicembre, 22 militanti anarchici, socialisti e comunisti furono uccisi dagli assassini in camicia nera. L’anarchico Pietro Ferrero, legato per i piedi a testa in giù dietro un autocarro, fu trascinato per ore lungo alcuni viali di Torino. Gli assassini abbandonarono poi il suo corpo martoriato nei pressi della Camera del Lavoro. Con l’avvento del fascismo gli anarchici torinesi, costretti alla clandestinità e alla cospirazione, cercarono di ricomporre le fila del Movimento contando solo sulle forze genuinamente anarchiche ancora disponibili alla lotta. Già nell’agosto del 1930 una relazione della Divisione Polizia Politica poteva fare il punto della situazione: secondo la polizia fascista esistevano a Torino tre gruppi anarchici denominati: “ Barriera Nizza, Barriera di Milano, Campidoglio”. Il gruppo “Barriera di Milano” era composto quasi esclusivamente da immigrati toscani, per lo più piombinesi e pisani che, - continua il rapporto – avevano abbandonato “il loro paese nativo allo scopo di sottrarsi ad eventuali misure di polizia, perché noti colà come sovversivi”. Del gruppo facevano parte: Settimo Guerrieri, piombinese (indicato dalla polizia come anarchico da arrestare, irreperibile e come organizzatore di espatri clandestini); Dario Franci, piombinese, anarchico da arrestare, muratore e cultore della lingua esperanto; Arduilio D’Angina, Dante Armanetti, i fratelli Giacomelli, Mario Carpini, i fratelli Vindice e Muzio Tosi, anch’essi piombinesi, anarchici da arrestare. Il gruppo “Barriera di Nizza” era forse il più numeroso, anche se nel rapporto di polizia erano segnalati solo i compagni più esposti, quelli di cui “l’informatore” era venuto a conoscenza. Ne facevano parte: Cesare Sobrito, dal rapporto “elemento molto quotato fra i suoi, perché da diversi anni milita nelle file anarchiche, è in relazione con il noto anarchico Luigi Bertoni di Ginevra ed invia periodicamente corrispondenze sotto lo pseudonimo di Germinal, ai giornali anarchici: Il Risveglio di Ginevra e L’Adunata dei Refrattari di New York”. Emilio Bernasconi, elemento “veramente pericoloso e ritenuto capace di atti inconsulti”. Eugenio Martinelli, “descritto dagli stessi anarchici, come compagno fidato e autorevole”; Michele Candela “incaricato a distribuire sussidi alle famiglie dei detenuti politici”; e Vittorio Levis. La relazione della Divisione Polizia Politica non conteneva nessuna notizia sul gruppo Campidoglio, che evidentemente non aveva nessun infiltrato al suo interno. Il rapporto di polizia prosegue narrando come, per mantenere i contatti tra di loro, gli anarchici dei tre gruppi ricorressero alla compagna Teresa Barattero, venditrice di giornali, con un chiosco posto in corso Dante.
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