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giovedì 1 aprile 2021

Bakunin e l’anarchismo russo parte seconda

Il primo numero di Narodnoe Delo (La causa del popolo) scritto quasi per intero da Bakunin, nonché il suo Stato e   anarchia ebbero un effetto enorme sulla gioventù russa. Stepniak  afferma come «Bakunin ispirò i giovani rivoluzionari ai cui occhi gli scritti di Bakunin erano il simbolo della rivoluzione». Il conte Pahlen, il Ministro della Giustizia dello Zar, deplorò il fatto che «...gli scritti di Bakunin e Lavrov abbiano avuto un effetto rovinoso sui movimenti   sovversivi in Russia...» incitando i giovani a «commettere crimini contro lo stato». Kropotkin ricorda come nel circolo Caikovsky al quale apparteneva «...i nostri giovani ascoltavano la potente voce di  Bakunin, e l'agitazione dell'Internazionale ebbe un effetto avvincente su di noi...» (Memorie di un rivoluzionario). Bakunin influì decisamente sul movimento radicale russo. Sebbene durante la sua vita non sia nata nessuna organizzazione specificatamente  bakuninista, egli «...ispirò uno spirito rivoluzionario in Russia... in Bakunin i populisti russi cercavano — e trovavano — non tanto una  organizzazione, quanto piuttosto una concezione del mondo che ebbe un effetto profondo e duraturo sul movimento rivoluzionario nel suo insieme...». (Si veda il pionieristico Il populismo russo, di Franco Venturi). Il pamphlet di Bakunin dal titolo Alcune parole ai miei giovani fratelli in Russia, che anticipava Ai giovani di Kropotkin, si rivolgeva agli intellettuali dell'alta e media  borghesia incitandoli a vivere con il popolo e lottare insieme per la sua liberazione: «...per cui, miei giovani amici, abbandonate questo mondo che muore, queste università, queste accademie in cui ora siete rinchiusi e permanentemente separati dal popolo. UNITEVI AL POPOLO...». UNITEVI  AL POPOLO! diventò la parola d'ordine del movimento Narodnik (populista). Vi è in effetti una rassomiglianza sorprendente tra le idee di Bakunin e le tendenze libertarie che emersero dal movimento  populista. L'essenza del populismo (come indica il termine stesso) consiste nella fede costante nella capacità creativa e rivoluzionaria della gente "comune". In contrasto con Marx, i populisti sostenevano che la condizione primaria per un cambiamento sociale stava nella volontà dell'uomo e non già nel modo di produzione. Inoltre, il capitalismo non costituiva la precondizione progressiva indispensabile per la transizione al socialismo e lo stato non era la conseguenza bensì la causa dell'ineguaglianza e dell'oppressione «...sostenevano che era possibile evitare i mali del capitalismo, il dispotismo di un'economia centralizzata o di un governo centralizzato, adottando una struttura  federale composta da unità di produttori e consumatori autogestite...». Il potenziale per una tale società esisteva di già nella comune contadina russa Mir, una federazione di comuni autogestite che si basavano sul pensiero del socialista-anarchico francese Proudhon».  



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