Il 1848 non sopraggiunse come ripercussione della guerra e della sconfitta, come tante rivoluzioni del secolo successivo, ma fu il risultato di trentatré anni di pace europea, pace accuratamente mantenuta su una base consapevolmente controrivoluzionaria. La rivoluzione scaturì quasi in eguale misura sia da speranze sia da scontenti”. Attraverso il trentennio di “pace forzata” hanno modo di svilupparsi e di maturare appieno tutte quelle idee, quei valori e quei sentimenti che si erano consolidati nella Rivoluzione francese; concetti quali libertà e progresso si radicano acquistando nuova concretezza. Se si osserva e si analizza la cultura francese e più in generale la cultura europea del XIX secolo, nelle sue espressioni letterarie e artistiche che verranno poi connotate nella maggior parte dei casi col termine di “avanguardie”, appunto per il carattere innovativo e per certi versi stravolgente di queste forme d’espressione, ci si accorge, come esprime De Micheli all’inizio del suo saggio Le avanguardie artistiche del Novecento, che: “L’arte moderna non è nata per via evolutiva dall’arte dell’Ottocento; al contrario è nata da una rottura dei valori ottocenteschi”. Non si è trattato semplicemente di una rottura di tipo estetico: sarebbe riduttivo considerarla solo su questo piano e non si porterebbero in luce le cause, di tipo storico e ideologico, di questa frattura che va a toccare quella unità spirituale e culturale caratteristica dell’Ottocento. L’arte nuova è sorta proprio dalle polemiche, dalle rivolte e dalle proteste nate in seno a questa unità. “L’Ottocento europeo ha conosciuto una tendenza rivoluzionaria di fondo, attorno alla quale si sono organizzati il pensiero filosofico, politico, letterario, la produzione artistica e l’azione degli intellettuali”. L’azione per la libertà diviene uno dei cardini della concezione rivoluzionaria dell’Ottocento. Le idee anarchiche, socialiste e liberali, seppur in modo diverso, spingevano gli intellettuali a battersi non solo con le loro opere ma con le armi in pugno. Un esempio tra i più celebri si riscontra nella figura di Baudelaire, il quale durante le giornate parigine del Febbraio 1848 fonda un giornale rivoluzionario, “Le Salut Public”, contemporaneamente scrive la prefazione alle poesie di Pierre Dupont, ove esplicita il suo rifiuto per la dottrina estetica dell’art pour l’art, e senza esitare si unisce agli insorti col fucile in spalla. “Mai tanti poeti e letterati si sono mescolati così a una rivoluzione”. All’interno del movimento rivoluzionario borghese si comincia ad avvertire una sempre maggior pressione da parte delle forze popolari, fenomeno che viene visto dagli intellettuali come momento decisivo per la storia moderna. L’arte e la letteratura divengono l’immediato riflesso di questa realtà, espressione attiva del popolo. Chiarezza, evidenza, impegno, di-ventano i requisiti fondamentali di un’opera d’arte, uniti a una richiesta di comprensibilità e vicinanza per e al popolo. “In ogni campo è la realtà che preme, che irrompe, che decide. Le istanze della libertà sono istanze reali, concrete, definite: sociali, politiche, culturali. E tali istanze sono interdipendenti, impensabili separatamente”. La coscienza della stretta relazione tra arte e popolo si ritrova negli scritti di Courbet: “Senza la rivoluzione di Febbraio forse non si sarebbe mai vista la mia pittura. Rinnegando l’ideale falso e convenzionale, nel 1848 innalzai la bandiera del realismo, la sola a mettere l’arte a servizio dell’uomo. È per questo che ho lottato logicamente contro tutte le forme di governo autoritario e di diritto divino, volendo che l’uomo governi se stesso secondo i suoi bisogni, a suo diretto profitto e seguendo una propria concezione”. L’uomo e i legami con tutti gli aspetti del reale, della vita, anche con quelli più quotidiani, diventano il centro di una nuova estetica. È da specificare la tipicità della situazione francese e in particolar modo della capitale, che in questo periodo diventa crogiuolo delle arti e delle nuove idee politiche. Proprio da Parigi si è deciso di partire per analizzare la nascita di nuove forme di pensiero, che appunto per ciò che è stato detto fin ora hanno avuto anche risvolti artistici e culturali. I documenti dell’epoca – riviste, periodici, illustrazioni e dipinti – hanno guidato una ricerca che si è interrogata sulla nascita del pensiero libertario, tenendo conto sia del profilo prettamente storico sia delle manifestazioni artistiche che questo filone di pensiero ha elaborato per comunicare le proprie idee e i propri valori. L’analisi dei materiali è stata la testimonianza della nascente, ma già ben radicata “controcultura” dell’ epoca, in cui alle singole individualità si uniscono gli intellettuali, per i quali il desiderio di abbracciare la realtà più vera e più profonda aveva eccezionalmente creato uno spirito davvero rivoluzionario anche nell’arte. Le tecniche pittoriche prendono le distanze dai modi “naturalisti” tradizionali del discorso e della rappresentazione e comunicano l’importanza innovativa della relazione con la forma.
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