La pubblicità è il vero in e per sé. l'unità assoluta dell'individuo e dell'oggettività. La definizione di umanità secondo la quale essa è la pubblicità è adesso essa stessa pubblica. Ogni definizione precedente fa ritorno in quest’ultima. Ogni individuo effettivo, per quanto e un vero individuo, non ha la sua verità che nella pubblicità e in virtù di essa. L'individuo singolo è un lato qualsiasi della pubblicità, ciò perché, per lui, sono necessari ancora altre individualità che appaiano ugualmente come sussistenti in se stesse in particolare; è solo in esse tutte insieme e nelle loro relazioni che l'individuo è realizzato. L'individuo per se stesso non corrisponde al suo concetto; questo carattere limitato del suo essere separato costituisce la sua limitazione e la sua perdita.
La pubblicità è la scienza assoluta, la realizzazione del Bello e del Bene, il reale esistente in sé -,e per sé: in se. Come identità semplice del possibile e del reale, come essenza assoluta, contenente tutto il possibile e tutto il reale; per sé, in quanto potenza assoluta o semplicemente in quanto negatività che si rapporta a sé. Ecco in cosa consiste il movimento della pubblicità, posto dai suoi momenti. Come elemento adeguato dell'umanità, la pubblicità è per prima cosa l'essenza reale, al bene che esiste. Unito all'apparenza di ciò che esiste.
La pubblicità è la cosa più bella del mondo, più bella ancora di un milione di dollari, perché essa è ciò che vi è di bello in un milione di dollari. La pubblicità è una rivelazione più alta dell'arte e della filosofia perché essa è ciò che rivelano l'arte e la filosofia. La pubblicità è la vittoria sulle chimere, la novità eterna, la regola in cui geme il caos, il soggetto della conciliazione, lo scambio padroneggiato, la situazione costruita. Essa giudica ogni cosa. Essa è ammasso di certezza, gloria dell'universo. La pubblicità è un fiume maestoso e fertile. La teoria è la tempesta, l'Hegelsturm. La teoria deve avere per scopo la pubblicità.
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