Anche da altri eccessi di quell’epoca, comunque, Alexander Trocchi si lasciò segnare quasi come da stigmate, perseguendoli come si può perseguire la necessità di un segno. A Parigi elaborò al fianco di Guy Debord e Jacqueline de Jong le tesi rivoluzionarie e i primi manifesti di quella che sarebbe presto diventata l’Internazionale Situazionista. Nelle riunioni semiclandestine sulla riva sinistra della Senna veniva predisposta la technique du coupe du monde, una presa non cruenta del potere planetario attraverso la lenta infiltrazione nei mezzi di produzione culturale di massa. Per anni ancora, ben oltre la plausibilità dei suoi piani, Trocchi portò in dibattiti e pubblicazioni sui due continenti il suo Sigma Project, quella che sul numero della rivista dell’Internazionale Situazionista uscito nel gennaio 1963 lui prospettava come l’insurrezione invisibile di un milione di menti. «Il colpo di stato mondiale deve essere culturale nel più vasto senso del termine. Con i suoi mille tecnici, Trotzky occupò i viadotti e i ponti e gli snodi telefonici e le centrali elettriche. La polizia, vittima delle convenzioni, contribuì alla sua brillante impresa montando la guardia ai vecchi chiusi nel Cremlino. Loro stessi non avevano avuto la necessaria elasticità mentale per cogliere che la loro presenza nelle tradizionali sedi del governo era irrilevante. La Storia li aveva aggirati. Trotzky aveva le stazioni ferroviarie e le centrali elettriche, e all’atto pratico il “governo” veniva chiuso fuori dalla Storia da parte delle sue stesse guardie. Così l’insurrezione culturale deve impossessarsi delle reti della comunicazione e delle centrali della mente». Per la presa dei mezzi di produzione culturali i tecnici silenziosi avrebbero dovuto essere un milione, e il nome del progetto, il sigma simbolo algebrico della somma, voleva forse contenere anche l’enorme forza dell’unione. La rivoluzione culturale si sarebbe contemporaneamente impadronita delle università, ne avrebbe ridisegnato la funzione e i metodi. «Le burocrazie delle università si mescolano con la burocrazia di stato, vi si specchiano in piccolo. Le università sono divenute fabbriche per la produzione di funzionari qualificati. Il sistema competitivo incoraggia le tattiche diligenti, ben oliate, quelle più plausibili. È certamente una sofferenza e forse perfino un pericolo per uno studente interessarsi profondamente alla sua materia, o dovrà sempre essere pronto a dimostrare le sue competenze; gli studenti nelle nostre università sono talmente occupati a esercitarsi nell’apparenza che si incontra raramente qualcuno che si preoccupi della realtà. L’intero sistema è un esiziale anacronismo. L’Università Spontanea — un luogo dove inventare efficaci moduli comportamentali, dove gli allievi possano imparare come dovremo essere se dovremo essere e fare insieme. La secessione unanime delle menti più vitali è la sola risposta. Il basilare cambiamento di condotta descritto finora deve accadere. STA ACCADENDO. Il nostro problema è rendere gli uomini consci di questo fatto, e ispirarli a partecipare. L’uomo deve prendere il controllo del suo futuro: solo così potrà mai sperare di ereditare la Terra». A metà degli anni Cinquanta, Alexander Trocchi condivideva questi discorsi con Jacqueline de Jong, Asgern Jorn e soprattutto Guy Debord, per il quale quegli anni e discorsi possono verosimilmente appartenere all’incubazione del più importante saggio sui mass media del Novecento, La Société du Spectacle, la cui copertina originale era in carta vetrata, per eliminare anche fisicamente qualsiasi libro del passato gli fosse stato messo accanto. In una lettera da Parigi datata 21 settembre 1957, quando da oltre un anno Trocchi viveva negli Stati Uniti, Guy Debord lo saluta così: “Comunque, qui ci divertiamo. Conto sempre su di te per due o tre piccole rivoluzioni in cantiere. A presto.” Per un po' di tempo, Alexander Trocchi fu un intimo amico di Guy Debord, sia dal punto di vista intellettuale che personale. Debord era rimasto completamente affascinato dall'idea di Trocchi, de "l'insurrezione invisibile di un milione di menti, di un grande esercito in uno stato di incubazione, anche se latente, e pronto ad attaccare, per perfezionare l'assalto finale alla società di classe." Tutto ciò coincideva con le idee di sovversione totale della vita e dell'arte sostenute da l'Internazionale Situazionista, idee che dovevano già trovarsi (in una forma o nell'altra) nella mente del proletariato europeo, ma che dovevano essere rese visibili. Per Trocchi, la violenza degli studenti, dei neri dei ghetti americani, dei teddy boys, era la "diretta conseguenza dell'alienazione dell'uomo nei confronti del suo stesso proprio essere, come conseguenza della rivoluzione industriale", dal momento che "l'uomo ha dimenticato come si gioca".
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