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giovedì 17 febbraio 2022

SANTE CASERIO – parte prima

Anche la Francia ebbe il suo novantaquattro. L'anarchismo francese, pur privo, a differenza di quello italiano e di quello spagnolo, della potente molla antimonarchica, si esaltò in terrorismo: contro l'ordine costituito, la società borghese, le istituzioni. Il 9 dicembre 1893  Auguste Vaillant lancia una marmitta  esplosiva, caricata a chiodi, nell'aula della Camera dei Deputati. Molti feriti ma nessun morto. L'autore dell'attentato, personalità di rivoltoso consapevole, sebbene  non omicida, viene condannato a morte il 10 gennaio e ghigliottinato il 5 febbraio. Il Presidente Carnot ha respinto la grazia, malgrado la petizione a favore del condannato da parte di una sessantina di deputati e una supplica della figlia. Vaillant sale il palco con un evviva all'anarchia e un annuncio: «la mia morte sarà vendicata». Sette giorni dopo un altro anarchico, Emile  Henry, getta un micidiale ordigno esplosivo, da lui stesso confezionato, al Caffè Terminus, alla Gare St. Lazare. Un morto e un gran numero di feriti. Il 21 maggio  anche Henry sale il patibolo. Fra i due episodi si inseriscono alcune esplosioni, non tutte di matrice anarchica, che atterriscono la capitale. Alla Camera si propongono leggi eccezionali contro gli anarchici, come è già avvenuto in altri paesi d'Europa. Ma la spirale degli attentati non si interrompe, anzi sta per toccare il vertice della piramide politica. Il 24 giugno 1894,  un mese dopo la morte di Henry, il Presidente della Repubblica Sadi Carnot cade a Lione sotto i colpi di un giovane anarchico italiano di nome Sante Caserio. L'emozione è enorme in Francia, in Italia e in tutta Europa. Sebbene Umberto I e Crispi si affrettino ad inviare telegrammi di esecrazione e di cordoglio, la folla assalta  e devasta a Lione e in altre  città negozi italiani e a Parigi si chiede addirittura la guerra all'Italia. Una nave di emigrati italiani diretta in America deve evitare i porti francesi, mentre comitive di fuggiaschi terrorizzati dalle rappresaglie cominciano ad   affluire a Torino. Eppure l'attentato di Caserio non ha la minima motivazione nazionalistica;  anzi, nella coscienza del suo esecutore, esso si pone come un atto di solidarietà di  un anarchico italiano verso i suoi compagni francesi colpiti nelle persone di Vaillant e di Henry. L'attentato di Caserio, per  le ripercussioni che ebbe, anche in Italia, per il significato che assunse, per il  mondo dell'anarchismo militante  che svelò nei suoi risvolti psicologici e di costume, merita di essere minutamente ricostruito. Sante Caserio era un giovane lombardo, nato l'8 dicembre 1873 nel paese di  Motta Visconti, in provincia di Milano, sulla riva sinistra del Ticino. A Motta Visconti aveva insegnato sul finire degli anni ottanta la  poetessa Ada Negri, alla sua prima esperienza di maestra elementare, ma Caserio, per puro caso, non era stato fra i suoi alunni. La famiglia era molto povera: il padre, che presto mancò, barcaiolo   d'estate e boscaiolo d'inverno. A dieci anni il ragazzo aveva abbandonato la famiglia  ed era venuto a Milano a lavorare. Aveva fatto il garzone al Forno delle  tre Marie, lasciando un ricordo di laboriosità e di mitezza. Semianalfabeta ma sveglio di mente, s'imbatté nel mondo degli anarchici. Diventò egli stesso anarchico appropriandosi rapidamente di tutti gli elementi essenziali della dottrina. Frequentò l'avvocato Pietro Gori direttore a Milano del giornale L'Amico del popolo, i cui numeri erano spesso colpiti da sequestro. Gori ricorderà così il giovane compagno di Motta Visconti: Una mattina d'inverno lo trovai presso la Camera del Lavoro di Milano, che distribuiva opuscoli di propaganda e panetti freschi agli operai disoccupati. E gli opuscoli ed i panetti li acquistava coi suoi risparmi... Non ricordo d'averlo mai veduto neppure semi-ubriaco, cosa frequente nella classe dei prestinai, fumava pochissimo.  Di fronte ai vizi giovanili si manteneva puritano. Una sera apostrofò degli amici che uscivano da una casa di tolleranza: «Come potete abusare di coteste disgraziate, comprandone la carne e gli abbracci?» E siccome un opportunista di quella comitiva disse: «Intanto con la nostra lira abbiamo sollevato un  po' la loro miseria!» Caserio salì sopra, dette una lira a una di quelle donne, che lo guardava trasognata, e se ne ritornò senza far parola. Un giorno gli domandai: «E tu che sei un bel giovanotto, perché non fai all'amore?» - « Prima  sì, mi rispose, ma dacché ho sposato l'idea, non bazzico più donne, finché non mi farò una compagna, a modo mio». Aveva preso un appartamento, in cui accoglieva la notte a dormire tutti i compagni senza tetto ospitale che si trovassero a Milano... Un vero bivacco... Ed egli si recava a  lavorare tutta la notte. 



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