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giovedì 1 dicembre 2022

PIETRO GORI - Lotte e coscienza di classe

Ma l'attuale sostenitore della legge codesta opera di critica e di ricostruzione ideale della società vuole che rimanga privilegio e monopolio dei filosofi... come egli dice. E gli dà ai nervi, che codesti operai, codesti facchini, che sono più interessati nell'alta questione, ch'è infine il problema eterno della vita sociale (e che è problema essenzialmente operaio) si preoccupino e si occupino con amore di codeste idee, di codesti dibattiti, di codeste aspirazioni. L'operaio del Pubblico Ministero dovrebbe essere il pacifico ruminante, senza scatti e senza pensieri, che si lascia tranquillamente, e senza una protesta, tosare da chi ebbe la furberia di munirsi d'un persuasivo bastone e d'un paio di forbici. Ma codesti lavoratori, che sono in rude e perpetua lotta con la fatica e con la miseria quotidiana (l'una e l'altra retaggio doloroso del popolo) levano il capo, e protestano contro la mala signoria che spreme dai loro muscoli le forze migliori senza contraccambiare con adeguato compenso; - essi sospirano giorni migliori per la loro classe calpestata; vagheggiano un avvenire di libertà e di benessere per tutti; proclamano che gli operai - questi misconosciuti creatori del benessere e della civiltà - hanno diritto di assidersi al grande banchetto sociale, a cui i loro sforzi accomunati recano tanto tesoro di vasellami e tanta squisitezza di vivande; dimostrano che tutto quanto esiste di bello e di utile sulla terra è prodotto delle fatiche loro; affermano che l'unico vincolo che avvince la sterminata falange dei nuovi catecumeni è il lavoro, che oggi diventa per essi una pena ed uno stigmate d'inferiorità sociale, come domani sarà per tutti l'unico blasone di nobiltà; e mentre mugghia all'intorno la marea delle passioni egoistiche e vili, essi spiegano coraggiosamente una bandiera, e serenamente affrontano le persecuzioni più microcefale e gli schemi più amari. Eppure su quella bandiera sta scritta una parola di speranza e di amore per tutti i diseredati, per tutti gli oppressi, per tutti gli affamati della terra, - vale a dire per le moltitudini infinite e benemerite, sulle quali si erige sghignazzando una piccola geldra di soddisfatti. Ah! dunque costoro non avranno diritto di pensare, perché non sono filosofi? Non avranno diritto di bandire a voce ed a fronte alta i loro pensieri? Sarà loro proibito di professare pubblicamente una fede in un avvenire più equo e più umano?.... Quasi che il tragico e vergognoso presente fosse l'ultima tappa dell'umanità nel suo pellegrinaggio incessante alla conquista degli ideali!.... Sì, è questo il loro delitto; - una atroce delitto di grande amore per gli uomini, liberamente professato in una società, in cui l'antagonismo degli interessi determina l'odio fra gli individui, fra le classi, fra le nazioni; un odio immenso che fa sanguinare i cuori gentili, un'ingiustizia senza confini che permette al parassita di schiattare d'indigestione accanto al produttore che muore di fame. Ed è tutta qui la sintesi del problema. L'analisi la fa quotidianamente il contadino, il quale si domanda perché mai, egli che si logora da mane a sera sui campi, flagellato dai gelidi venti invernali, arso dai raggi del solleone, rimane sempre povero ed economicamente soggetto ad un padrone, che niuna goccia di sudore versò su quei campi, che niuno sforzo dedicò a quegli spregiati lavori donde l'umanità ritrae il suo pane quotidiano. L'analisi la prosegue l'operaio dell'industria, il quale vede uscire dal suo lavoro, associato a quello dei suoi compagni, torrenti di ricchezza, che, invece di diffondere il benessere nelle famiglie dei veri produttori, che sono gli operai, vanno ad ingrassare la piovra del capitale, che senza la virtù fecondatrice del lavoro, resterebbe cosa perfettamente inutile al mondo. L'analisi la completano tutti gli operosi, - dal lavoratore del mare, che sfida i rischi di mille tempeste per recare i ninnoli giapponesi e le gemme preziose alle languide dame, preoccupate tutto il giorno del modo con cui più facilmente smaltire in acconciature e festini le rendite... del lavoro altrui - al lavorante della scuola, lo squallido maestro elementare, a cui la patria educatrice non dà che la millesima parte di ciò che largisce ai gallonati indagatori dei modi più spicci per sterminare il proprio simile in guerra aperta e leale, e all'occasione persuadere col piombo la plebaglia, che non è il caso di alzare troppo la voce quando si ha fame. (segue)


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