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giovedì 22 dicembre 2022

PIETRO GORI - Sbirri e delatori

Figuratevi dunque, o signori del Tribunale, quale serietà possono avere questi processi, costruiti sulla delazione di confidenti prezzolati, di fronte alle serene fatalità della storia. Non voglio, non posso, non debbo entrare nelle viscere assai magre in verità, di questo mostruoso processo. I valenti colleghi a cui fu riserbata la parte specifica, anatomizzeranno le latebre intime di cotesto non invidiabile parto della fantasia poetica del signor Sironi. Ma affrettandomi alla conclusione del mio dimesso discorso, debbo esternarvi, benché non sia più ingenuo né nuovo a queste cose, la impressione di disgusto, che mi ha cagionato tutto il sistema accusatorio del signor Sironi. Con grandi arie melodrammatiche di salvatore della società, cotesto egregio commendatore vi ha parlato della organizzazione anarchica di Genova e di Sampierdarena, vi ha assicurato della esistenza di circoli e gruppi di propaganda e di azione. Ed alle domande del Presidente e nostre, da chi avesse saputo la tal cosa, da chi la tal altra, il signor questore rispondeva invariabilmente: da confidenti, di cui non posso dire i nomi. Ah! è dunque il sistema d'accusazione anonima che si vuole inaugurare in Italia nei processi politici?.... Che se la voce di chi accusa restando nell'ombra, potesse trovare il menomo ascolto nella coscienza vostra, o magistrati del Tribunale, meglio sarebbe svestire subito la toga, e risparmiare il fiato. Quali grosse risate vorrei farvi fare, raccontandovi qualche tiro innocuo, e qualche tranello giuocato a cotesti vibrioni della società umana che il popolo chiama col più breve e sprezzante dei vocaboli: spie, e potrei persuadervi in breve, della loro perfetta imbecillità intellettuale e morale. Basti una per tutte. Nel circolo di studi sociali di Milano, c'erano un paio d'anni fa, due losche figure di sedicenti coniugi, che avevano in me ed in qualche altro amico destato sospetti di spionaggio. Immaginammo una commedia. Un amico impiegato commesso di commercio, e senza colore politico, aveva una strana rassomiglianza con l'avv. Saverio Merlino. Lo incaricammo di sostenere la parte, come se fosse venuto a Milano incognito, giacché il vero Merlino era attivamente ricercato dalla polizia. I due sospettati messeri, sentendo parlare del Merlino in Milano, mi proposero di invitarlo a pranzo a casa loro. Il pseudo Merlino accettò con entusiasmo quel pranzo pagato dai fondi segreti. Ma ad un cenno convenzionale d'uno dei due loschi coniugi, egli fu, nel traversare la Galleria V.E. arrestato da un nugolo di poliziotti, che credettero sul serio (in seguito a delazione formale) d'aver acchiappato il vero Merlino. E fu d'uopo che la stampa locale raccontasse la solenne canzonatura, perché lo rilasciassero. Vi sia termometro questo fatto, o signori del Tribunale, per valutare, come meritano, le delazioni dei confidenti rispettabili del signor Sironi. A Luigi Galleani resta, è vero, una grande colpa. Si trova questa registrata nella ordinanza di rinvio della Camera di Consiglio. O Galleani, tu avevi parlato qualche volta, mentre passava col treno celere per la stazione di Sampierdarena, col terribile agitatore anarchico milanese, Pietro Gori - sai? quello che le questure del Regno fanno incessantemente pedinare come te! Perdona a lui, o amico sereno; chi poteva mai dubitare che quei fraterni abbracci avrebbero un giorno dovuto pesare, a tuo danno, sulla bilancia della giustizia? Chi avrebbe mai pensato che dopo tanto sangue sparso per la libertà, dopo tanti fiumi d'inchiostro e tanti torrenti di retorica consacrati a celebrare i fasti d'una nuova Italia - una cotoletta divorata in comune nel buffet d'una stazione tra l'arrivo e la partenza del treno, potesse costituire l'elemento d'un complotto dinamitardo, e che una stretta di mano, senza misteri data, all'amico che passa potesse fornire la prova d'un'associazione di malfattori? All'infuori di questi tremendi colloqui con l'amico di passaggio, sotto la tettoia d'una stazione, quale altro fatto concreto potete porre a carico di Galleani? E se sono cotesti intimi colloqui con lo spaventevole agitatore milanese che maggiormente aggravano il Galleani, perché mai l'odiato babau delle polizie fu prosciolto dall'accusa, e può ora, drappeggiandosi nella inviolabilità della toga, vendicarsi con questo discorso giudiziario del negatogli onore di vedersi tra quei malfattori intemerati?


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