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giovedì 4 gennaio 2024

Il Fascino Discreto della Borghesia – Luis Buñuel

Don Raphael è l'ambasciatore della repubblica di Miranda, un ipotetico staterello dell'America del Sud: insieme ai suoi ricchi amici  Thevenot e Sénéchal, si dedica al traffico degli stupefacenti, che nasconde nella sua valigia diplomatica. Una  sera il signor Thevenot, sua moglie Simone e la cognata Florence arrivano a casa del loro amico Sénéchal, ma questi è assente. La signora Sénéchal è molto sorpresa: non li aspettava che per la serata successiva e non ha nulla da offrire. E' per questo motivo che decidono tutti insieme di andarsene a cena nel vicino ristorante. Ma il gestore è passato a miglior vita proprio nel pomeriggio e, malgrado le insistenze del cameriere che li invita ugualmente a restare, essi preferiscono rinunciare alla cena. Nei giorni seguenti, ogni volta che decidono d'incontrarsi per pranzare insieme c'è qualcosa che glielo impedisce. Inaspettatamente il vescovo Dufour si presenta a casa Sénéchal: ha saputo che il giardiniere è stato licenziato e desidera prendere il suo posto. Viene assunto e in breve diventa di casa. Finalmente il gruppo riesce a ritrovarsi una sera a cena dai Sénéchal: ma neanche questa volta potranno mangiare in pace. Fa irruzione nella villa un drappello di militari cha partecipano alle grandi manovre: come ogni anno, Sénéchal aveva loro offerto ospitalità. Ma non li aspettava così presto. Lo spostamento delle esercitazioni scombussola di nuovo la cena di questi borghesi: con grande affanno, la signora Sénéchal riesce a sistemare tutti i militari. Hanno appena cominciato a mangiare, quando arriva un ordine dal  comando: la truppa deve partire immediatamente. Qualche giorno più tardi don Raphael sfugge ad un attentato. Una
giovane guerrigliera penetra nell'ambasciata e cerca di ucciderlo, ma l'uomo  è abile e riesce a farla arrestare. I Sénéchal, i Thevenot, Florence e l'ambasciatore sono sempre ossessionati da quella cena che debbono continuamente rimandare e che comincia a ricorrere con frequenza nei loro incubi: in seguito a un alterco in casa di un colonnello, don Raphael uccide a revolverate il padrone di casa; il gruppo degli amici si ritrova finalmente a tavola, ma la polizia li arresta tutti per traffico di droga; un pranzo al quale sono stati invitati si trasforma improvvisamente    in una rappresentazione teatrale; il vescovo Dufour viene chiamato  al capezzale di un moribondo e, scoperto in lui l'assassino dei propri genitori, lo finisce a fucilate. Un gruppo di guerriglieri li ucciderà tutti: ma è un ennesimo incubo o  è la realtà? È il cinema. Luis 
Buñuel è la dinamite  del sogno:  ovvero, il fascino discreto dell'anarchia. Il sempreverde Bufluel, sembra ringiovanire a  ogni film  che fa, ha  messo a segno un altro colpo. Il surrealismo fa capolino in modo sornione ma Bufiuel fa in modo da confondere le carte del gioco: fai una certa fatica, divertendoti un mondo, nel dividere i momenti realistici dagli incubi. Gli echi del materiale surrealistico si sprecano: poliziotti insanguinati, sale da tè in cui manca proprio il tè, terroristi da "grand guignol", cadaveri vegliati pietosamente vicino alla sala da pranzo di un ristorante deserto. In parole povere, i protagonisti vivono nel sogno i terrori che riescono  ad evitare da svegli.

«Contro le disuguaglianze sociali, lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, l’influenza abbruttente della religione, il militarismo rozzo e colonialista, i surrealisti considerarono a lungo lo scandalo come rivelatore onnipotente, capace di mettere a nudo le molle segrete e odiose del sistema da abbattere». (Luis Buñuel)


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