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giovedì 13 giugno 2024

LA CARTOGRAFIA

«L'infallibile compasso degli eserciti»

Alla formazione della cartografia militare di Stato si sono da sempre accompagnati tutta una serie di vincoli sul territorio, di servitù militari appunto. Cartografare un territorio ha significato controllarlo capillarmente, non solo perché finalmente il potere disponeva delle conoscenze necessarie ma già perché la rappresentazione cartografica - che non è copia della realtà ma interpretazione per certi fini - è specchio del potere, è il territorio dominato, militarizzato. Che la cartografia sia immagine trasparente del potere e non del territorio nella sua realtà oggettiva come continuano a credere i geografi, i militari l'hanno  sempre saputo. Storicamente il controllo sulla rappresentazione del territorio (o cartografia) è stata la stessa cosa del controllo militare sullo spazio. Un viaggiatore tedesco che - siamo ancora nel XVII secolo - si fermò a lungo in Liguria scriveva nel suo Newes Itinerarium Italiae (Jena 1627): «Savona, fortezza ...il viaggiatore stia attento a non far mostra di materiali di scrittura e di disegno se non vuole  rischiare la pena capitale, perché ciò facendo cade in sospetto e rischia d'essere senz'altro arrestato come spione» (J. Furttembach). Si sbaglierebbe chi ritenesse che questo tipo di vincoli su cose e persone siano storicamente legati ad un'epoca ormai superata in cui l'assolutismo degli Stati la faceva da padrone. Al contrario, in questa lontana epoca noi vediamo solo emergere un potere, che, pur cambiando forme e modi, è di fatto diventato sempre più esteso e forte, anche in epoche più "democratiche". In tempi molto vicini a noi, nell'Italia liberale dell'inizio secolo scorso, una guida turistica di grande diffusione prodotta dal Touring Club Italiano, riportava queste istruzioni in calce a un itinerario nelle Alpi Marittime: “Al Colle  di Nava sarebbe vietato portare macchine fotografiche, anzi il divieto  comincerebbe da Ormea, così pure al Colle di Nava è vietato introdursi nelle strade militari che partono dalla provinciale ed è anche consigliabile per evitare eventuali noie di non fermarsi con carte topografiche ad osservare il panorama (Guida  itineraria del T.C.I. sulle strade di grande comunicazione  dell'Italia, Italia Settentrionale, Milano 1901). In seguito, neppure lo Stato liberale rinuncerà ad utilizzare le capacità militari di controllo sociale e territoriale, che, soprattutto come risposta allo sviluppo del movimento operaio organizzato, continueranno ad affinarsi e potenziarsi anche prima della prova generale della guerra e dell'involuzione fascista. La storia del sapere geografico – quello strategico, necessario cioè per dare ordine alla società civile o per trasformarla radicalmente (e con essa lo stato) - costituirà una prima conferma. Una cosa è certa infatti: la Vasta Mappa continua a stendere la sua tela paziente sull'intero territorio e lo studio di queste Discipline Geografiche continua ad essere in auge. Considerata finita nel 1921 la Carta d'Italia al 100.000 (con rilevamenti al 50.000 e al 25.000) impiantata nel 1872, durante la seconda guerra mondiale, l'Istituto Geografico Militare propone la costruzione di una nuova "carta fondamentale dello Stato nella scala 1:5.000". Con queste motivazioni: “Nel secolo XX, col rapido evolversi dei procedimenti militari e delle attività civili, anche il 25.000 si è rivelato insufficiente. È fuor di dubbio la tendenza generale a procurarsi una maggiore abbondanza di particolari e una precisa definizione - geometrica ed altimetrica. Così per le zone adiacenti alle frontiere, per la fascia costiera, per le isole grandi e piccole, per i grandi centri urbani, per i complessi ferroviari e stradali, per gli obbiettivi più soggetti all'offesa area, per l'impianto aeronautico, per la rete delle trasmissioni, per la rappresentazione esatta del sistema alpino  dove la carta deve poter fornire tutti i dati di percorribilità, di sosta, di manovra, sfruttamento, ecc. dal fondo valle alle cime più alte, per i laghi, zone lacustri, lagune, ecc., dove la rete dei canali, le barene, i passaggi, i fondali devono risultare precisi per le acque correnti e sorgive il cui regime deve essere geograficamente rappresentato, per le colture, per l'assetto forestale, per l'insediamento umano, che esige la pronta identificazione dei singoli fabbricati e quartieri urbani, la indicazione degli impianti industriali: un panorama  vastissimo, insomma, che tutto interessa profondamente ed essenzialmente la difesa del Regno, la competenza strategica, tattica, logistica, addestrativa delle Forze Armate” (da «L'Universo» - Rivista dell'Istituto Geografico Militare,  giugno 1942, n. 5).


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