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giovedì 2 luglio 2015

BATTLE ROYALE di Kinji Fukasaku

In un futuro più o meno lontano, con un tasso di disoccupazione del 15%, 10 milioni di persone si ritrovarono senza lavoro. 800.000 studenti boicottarono le scuole. 
La gioventù del futuro è fuori controllo. Indisciplina, violenza e criminalità imperversano nelle scuole del Paese. Gli adulti hanno perso completamente il controllo della società, incapaci come sono di fare il loro dovere e trasmettere valori e insegnamenti corretti ai propri figli. Ecco che il governo deve intervenire con una legge ad hoc (Millennium Educational Reform Act (anche conosciuto come Battle Royale Act). Periodicamente, delle classi di scuola media vengono sorteggiate e con l'inganno condotte su un'isola abbandonata. Qua ragazze e ragazzi vengono costretti a massacrarsi a vicenda per tre giorni, abbandonando qualsiasi regola o morale. Lo scopo è restare in piedi, da soli, allo scadere del terzo giorno: solo l'ultimo a rimanere vivo, infatti, verrà riportato a casa e potrà riprendere la sua vita presumibilmente fortificato dall'esperienza.
Considerato un film maledetto, causa di interrogazioni parlamentari e proteste popolari contro la sua distribuzione, Battle Royale ha visto come al solito al lavoro i censori preventivi, che ne hanno svilito e ridicolizzato gli intenti più alti, riducendo il tutto a una sadica e sanguinolenta operazione pornografica. E se negli Stati Uniti non è mai stato distribuito, in Italia è stato mostrato solo nell'ambito di alcuni festival e non ha mai avuto una distribuzione nelle
sale. 
Il regista Kinji Fukasaku mischia le carte: da una parte mantiene decisa e straziante la sua invettiva contro una società che ha smarrito la direzione giusta, che, pur di trovare un colpevole cui attribuire le responsabilità del decadimento dei costumi, è disposta a immolare i suoi agnelli più teneri e immacolati, i ragazzi, gli studenti, per l'appunto. Ma d'altra parte smorza i toni della satira sociale con vezzi da giocoliere della cinepresa, sorprendenti a maggior ragione se si pensa che ha girato Battle Royale, fra l'altro già malato, a settant'anni compiuti.
Fukasaku, abile confezionatore di film d’azione, dirige per certo uno dei migliori film di fantascienza di sempre, ricordandosi non solo della parte psicologica, ma anche di quella sociale. Battle Royale è una costante lotta tra la forza creativa (e eversiva) dei giovani e quella conservatrice dell’ordine costituito e i personaggi scelti come esempio risultano altamente simbolici.
Ci sono persone che provano piacere nel regalare dolore agli altri.
Ci sono persone che, per non lasciarsi sopraffare, non guardano in faccia nessuno, calpestando legami consolidati da tempo.
Ci sono persone che, prese dal panico, danno fuori di matto.
Ci sono persone che, prese dal panico, decidono di farla finita.
Ma ci sono anche persone che decidono di sacrificarsi per gli altri, incuranti della propria vita.
Ci sono persone tristi, malinconiche, disilluse, ma con ancora una piccola fiammella di bontà dentro, che aspettano qualcuno che arrivi ad alimentarla.
Ci sono persone che fanno di necessità virtù, e cercano di uscire dalla situazione in modo ragionevole possibilmente senza arrecare danno a nessuno.
Ci sono persone che amano, ma non sono corrisposte.
Ci sono persone che amano, ma non hanno il coraggio di dichiararsi.



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