Mistico e visionario, si pone a un crocevia culturale importante: quello delle culture che si occupano dell’interiorità della vita spirituale e dell’esperienza psichedelica. Grande teorico dell’esperienza spirituale come dimensione sperimentabile in contrapposizione all’universo della fede dogmatica e indimostrabile.
Huxley aveva da sempre mostrato un vivo interesse per le sostanze in grado di plasmare la mente, e fin dagli anni Trenta tenne conferenze e scrisse articoli su di esse. Quando agli occhi di tutti le droghe erano solo o stimolanti (cocaina, caffè, tabacco ecc.) o narcotici (oppio, morfina ecc.), Huxley già parlava e scriveva di funghi allucinogeni e di sciamani siberiani. In uno dei suoi romanzi più famosi, Il Mondo nuovo, descrisse una potente droga futuristica il soma, dal nome del mitico enteogeno vedico.
Le porte della percezione (1954), libro nel quale descrive la sua esperienza con la mescalina, è diventato una sorta di “bibbia” del movimento psichedelico, probabilmente il miglior saggio che sia mai stato scritto sul rapporto fra esperienza psichedelica e esperienza artistica.
Attraverso le sue intuizioni letterarie e le sue riflessioni filosofiche, politiche e psicologiche, molte delle quali conservano la loro attualità a quasi mezzo secolo di distanza, Huxley può a ragione essere considerato un pioniere nella ricerca sulle dimensioni della coscienza.
Morì il 22 novembre 1963, scegliendo un modo coerente con tutta la sua vita: sentendo che il cancro che lo divorava ormai da anni stava per mettere fine alla sua vita, chiese alla moglie di somministrargli come estrema unzione 100 mcg di LSD intramuscolo. Lo scrisse su un foglietto, con mano tremante, perché non era più in grado di parlare. Se ne andò perfettamente cosciente verso l’Altro Mondo, in serenità e senza le terribili sofferenze che i medici avevano previsto.
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