Canzone del giugno 1968 a Parigi sull’aria della canzone di Eugène Pottier (Artigiano disegnatore di tessuti, Pottier scrisse la sua prima canzone, intitolata Vive la Liberté, nel 1830. Partecipò alla Rivoluzione del 1848, partecipò ai combattimenti durante l'assedio di Parigi del 1870, poi partecipò alla Comune di Parigi, contribuì alla fondazione del sindacato dei disegnatori, che in seguito aderì alla Prima Internazionale.)
Alle barricate di Gay-Lussac,
con gli Arrabbiati alla testa,
abbiamo scatenato l’attacco:
ah, dio fottuto, che festa!
In mezzo al pavé si godeva
Davanti al vecchio mondo che ardeva.
Tutto ciò ha dimostrato, Carmela,
che la comune non è morta. Per farsi luce, i combattenti
appiccavano il fuoco alle auto:
un fiammifero, e avanti,
poesia del petrolio.
E i poliziotti bisognava vederli
farsi arrostire i fondelli!
I blousons noirs politicizzati
hanno preso la Sorbona.
Per contestare e per spaccare
non temevano nessuno.
La teoria si andava realizzando,
noi saccheggiavamo i commercianti.
Ciò che produci ti appartiene,
son solo i padroni a rubare.
Farti pagare nelle botteghe
vuol dire da fesso farti passare.
In attesa dell’autogestione
faremo la critica del mattone.
Ogni partito e sindacato,
con la sua burocrazia,
opprime il proletariato
quanto la borghesia.
Contro lo Stato e i suoi alleati,
formiamo dei consigli operai.
Il Consiglio per le Occupazioni
sputava sui trotzkisti,
sui maoisti e altri coglioni,
sfruttatori di scioperanti.
La prossima volta sanguinerà
ogni nemico della libertà.
Or che quanti si son ribellati
fanno ritorno alla sopravvivenza,
alla noia, ai lavori forzati,
alle diverse ideologie,
per il piacere noi getterem la semenza
di altri fiori di maggio da raccogliere.
Tutto ciò per provare, Carmela,
che la Comune non è morta.
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