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giovedì 15 marzo 2018

Il '68 ... Trento 01 febbraio 1968 (capitolo XI)

Scoppia il ’68, l’anno dell’esplosione del movimento studentesco di massa nella sua massima estensione e durata. All’inizio del 1968 almeno la metà delle trentasei università italiane sono occupate. Inizia Palazzo Campana a Torino poi Genova, Pavia, Cagliari, Sassari, Napoli, Portici, Salerno, Pisa dove la Sapienza viene sgomberata e rioccupata tre volte. Poi sarà la volta della Vandea veneta con Venezia e Padova, infine Bologna. La serie interrotta di sgomberi, scontri, scaramucce con la polizia ha il suo culmine a Roma, il 1 marzo quando la base, contro il parere della leadership, rispondeva alla serrata dell’ateneo scatenando la prima grossa guerriglia urbana nella storia del movimento studentesco italiano. La battaglia di Valle Giulia, si chiamerà così, si chiude con centocinquanta feriti tra gli agenti dell’ordine e qualche centinaio tra gli studenti.
Anche a Trento, dopo un assemblea fiume durata tutta la notte del 31 gennaio, gli studenti proclamarono la terza occupazione della facoltà di sociologia. Così il 2 febbraio con due mesi di anticipo sul maggio francese, inizia l’occupazione più lunga della storia di questa università.
Il movimento studentesco ormai padrone della situazione apre l’occupazione su quattro punti programmatici:
1) Lotta all’autoritarismo accademico e sviluppo del potere studentesco;
2) No al progetto di riforma universitaria, dell’allora ministro Gui;
3) Carta rivendicativa degli studenti;
4) Ristrutturazione del movimento studentesco.
(La mozione è approvata con 237 voti favorevoli, 7 contrari, 12 astenuti)
Il 3 febbraio l’agitazione si estende anche agli studenti medi. Anche i preti iscritti a sociologia dichiarano la loro solidarietà con gli occupanti; è solo il preludio di quello che avverrà tra poco quando numerosi preti abbandoneranno per sempre la tonaca. Il 6 dello stesso mese c’è un Convegno Nazionale Quadri dei vari movimenti studenteschi nazionali che si conclude con l’approvazione delle tesi antiautoritarie del “potere studentesco”. Mentre nei punti di accesso dell’università si ergono palizzate, sulla facciata esterna dell’edificio viene esteso un enorme striscione rosso con la scritta cubitale: POTERE STUDENTESCO. Mentre dal balcone sottostante del rettorato l’asta portabandiera del tricolore lascia sventolare un drappo rosso enorme, ai suoi due lati sventolano le bandiere del Vietnam e di Cuba. Nell’università non si entra né si esce senza regolare permesso e previa sommaria perquisizione. Sul portone d’ingresso aperto solo a metà stazionano con aria aggressiva studenti molto meno sgargianti del solito. Il colore tende al verdolino/grigio verde rotto appena da un fazzoletto rosso intorno al collo o legato a metà del bicipite generalmente sinistro; mentre le estremità di molti appaiono unificate in basso da stivaletti militari ed in alto da teste barbute con basco alla Guevara.
Alcune scritte all’interno della Università:

Non vale la pena di trovare un posto in questa società ma di creare una società in cui valga la pena di trovare un posto

Non vogliamo mangiare alla vostra tavola, vogliamo rovesciarla

1 commento:

  1. quanti ricordi...mi viene da piangere....come possiamo esserci ridotti cosi dov'e'quella energia????

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