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giovedì 3 maggio 2018

un arcobalenico anarchismo vivente

Una fusione fra anarchismo emerso e anarchismo sommerso, a mio avviso, potrebbe essere di grande utilità per quel "nuovo" anarchismo che dobbiamo pensare e costruire in questo scorcio di secolo ventesimo, per fare nuovamente varcare all'anarchismo la soglia della significanza sociale, per farlo tornare ad essere un movimento sociale reale e una plausibile alternativa all'esistente.
L'emerso ha grandi potenzialità, soffocate dalla sclerosi istituzionale dell'ufficialità: la sua creatività viene ridotta (autoridotta) dalla necessaria conservazione (necessaria alla sua logica interna di gruppo "assediato") di stereotipi ideologici e organizzativi. Molte delle sue energie sono impiegate per funzionamento di una macchina che in buona parte è fine a se stessa.
Anche il sommerso, d'altronde, ha grandi potenzialità di energie e creatività immobilizzate oppure disperse perché prive di quel "senso" (senso come significato, senso come direzione) che solo l'appartenenza ad un movimento può dare. Non che quel senso lo possa dare l'attuale movimento, quel senso deve essere ripensato e ricostruito. E mi sembra una buona ipotesi che a ripensarlo e a ricostruirlo possano essere insieme "emersi" e "sommersi", a partire da un nucleo condiviso di valori (semplificando e per ora non precisando: libertà, eguaglianza, diversità, etc, in quella peculiare  e unica miscela che fa dell'anarchia un principio di organizzazione simbolica de reale inconciliabile con le culture e le società del dominio). A partire da questo, che è il nucleo duro, "utopico", dell'anarchismo, deve essere mobilitata tutta la ricchezza possibile e immaginabile di esperienze, sensibilità, creatività individuale e collettive emerse e sommerse, per pensare a fare un arcobalenico anarchismo vivente, una mutazione culturale in atto che esprima insieme il rifiuto e l'alternativa. Un anarchismo che sia dentro questa società, ma anche contro e (in qualche misura) fuori e comunque sempre altro.

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