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giovedì 28 marzo 2019

L’utopia Capitalista

Il capitale concentrato su scala mondiale è dotato ormai di cervelli collettivi, identificati negli apparati statali e nei vertici tecno-burocratici – è in grado di dispiegare una propria strategia globale, fondata sulla cogestione e sul coinvolgimento dei dominati. La miseria e la brutalità evidenti, riservate alle parti del mondo non ancora toccare dal progresso tecnologico e ai ghetti interni dei “diversi”, sono esibite spettacolarmente come minaccia e ricatto, ma escluse all’interno del blocco capitalista avanzato. Rinunciando al colonialismo e alla guerra tra Stati nazionali, il capitale stende a tutti la partecipazione, giungendo a sussumere l’interiorità stessa del popolo senza confine dei suoi schiavi.
Tutta la vita dei proletari, compreso il tempo libero del lavoro, che in precedenza veniva semplicemente ignorato, diventa oggetto dello sfruttamento. Dal momento in cui il capitale riesce a imporre compiutamente la socializzazione del credito – vendite a rate, mutui, cambiali ecc. -, la compravendita della forza lavoro conquista tutto lo spazio e tutto il tempo della sopravvivenza dei proletari: il salario serve per pagare la sopravvivenza dell’anno passato, acquistata a credito. Il proletario si trasforma in medium dell’estrazione del plus valore nelle ore passate sul luogo del lavoro, mentre, per tutto il resto del tempo, le sue qualità, i suoi bisogni e desideri si trasformano in materia estrattiva. Il linguaggio della persuasione occulta diventa la coazione che trasforma tutti i bisogni umani in bisogni dell’apparato produttivo, capovolgendo la legge della domanda e dell’offerta. L’universo produttivo determina ogni momento della sopravvivenza del lavoratore-consumatore, agganciandolo alla catena merce-desiderio-sublimazione in ruoli e obblighi sociali. Nello stesso tempo, la scienza – accumulazione dei significati dell’esperienza di tutti – organizza lo spettacolo del regno delle macchine come regno dell’unica libertà possibile.

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