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giovedì 21 marzo 2019

L'ultimo discorso del Sub Comandante Marcos - parte quinta

Marcos, il personaggio, non era più necessario. 
La nuova tappa nella lotta zapatista era già pronta. Successe allora quello che successe e molte e molti di voi, compagni e compagne della Sexta, lo conoscete direttamente. Poi potrete dire che quello del personaggio fu qualcosa di ozioso. Però una revisione onesta di quei giorni dirà quante e quanti si girarono a guardarci, con piacere o dispiacere, per le ridicolaggini di un pupazzo. Così che il cambio del comando non avviene per malattia o morte, né per sgombero interno, purga o depurazione. Avviene logicamente in base ai cambi interni che ha avuto e che ha l'EZLN. 
Se mi permettete un consiglio: dovreste avere un po' di senso dell'umorismo, non solo per la salute mentale e fisica, ma anche perché senza il senso dell'umorismo non riuscite a comprendere lo zapatismo. E quello che non capisce, giudica; e quello che giudica, condanna. In realtà questa è stata la parte più semplice del personaggio. Per alimentare dicerie bastò solamente dirle. 
I principali collaboratori involontari della diceria della malattia e della morte sono stati gli “esperti in zapatologia” che nella presuntuosa Jovel e nella caotica Città del Messico si presumono come vicini allo zapatismo e suoi profondi conoscitori, oltre, è chiaro, ai poliziotti che anche si fanno pagare come giornalisti, i giornalisti che si fanno pagare come poliziotti, ed i e le giornaliste che solo si fanno pagare, e male, come giornalisti. 
Grazie a tutte e tutti loro. Grazie per la loro discrezione. Hanno fatto esattamente come supponevamo che avrebbero fatto. L'unico lato negativo di tutto questo, è che ad esso dubito che qualcuno confidi loro un  segreto.
É una nostra convinzione ed una nostra pratica che per ribellarsi e lottare non sono necessari né  leader né capi né messia né salvatori. Per lottare si ha solo bisogno di un po di vergogna, un tanto di dignità e molta organizzazione.
Tutto il resto, o serve al collettivo o non serve.
Coloro che amarono e odiarono il SupMarcos adesso sanno che hanno odiato e amato un ologramma. I loro amori ed odi sono stati, cioè, inutili, sterili, vuoti. Non ci sarà allora una casa-museo o targhe di metallo dove nacqui e sono cresciuto. Né ci sarà chi viva dell'essere stato il subcomandante Marcos. Né si erediterà il suo nome né il suo incarico. Non ci saranno viaggi all inclusive per dare conferenze all'estero. Non ci saranno trasferimenti né cure mediche in ospedali di lusso. Non ci saranno vedove né ereditieri. Non ci saranno funerali, né onori, né statue, né musei, né premi, né niente di ciò che il sistema fa per promuovere il culto all'individuo e per disprezzare il collettivo.
Il personaggio fu creato e adesso i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo distruggono. 

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